L’arrivo del segretario di stato americano Antony Blinken all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. (Jonathan Ernst, Pool)

Il segretario di stato degli Stati Uniti Antony Blinken è arrivato il 3 novembre in Israele per la sua seconda visita da quando è cominciata la guerra con Hamas. Incontrerà il primo ministro Benjamin Netanyahu e nel fine settimana raggiungerà la Giordania.

Blinken chiederà all’alleato di fare il possibile per proteggere i civili palestinesi nella Striscia di Gaza e di garantire le consegne di aiuti umanitari, che secondo le Nazioni Unite sono ancora insufficienti.

“Discuteremo delle misure concrete che possono e devono essere adottate per ridurre al minimo i danni causati agli uomini, alle donne e ai bambini di Gaza”, ha affermato Blinken prima di lasciare Washington.

Un altro obiettivo della visita di Blinken è evitare un allargamento del conflitto.

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Il 3 novembre l’esercito israeliano ha condotto nuovi attacchi contro Hamas nella Striscia di Gaza. La sera del 2 novembre l’esercito ha annunciato di aver circondato la città di Gaza, dove interi quartieri sono ormai ridotti in macerie.

Da quasi quattro settimane i 2,4 milioni di abitanti della Striscia di Gaza sono sottoposti ai bombardamenti israeliani, e la situazione umanitaria è catastrofica.

Secondo Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora più di novemila vittime, tra cui 3.760 bambini.

L’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre ha invece causato più di 1.400 morti in Israele, mentre più di 240 persone sono state prese in ostaggio.

“Perdite dolorose”

“Siamo al culmine della nostra campagna militare e i risultati ottenuti sono impressionanti”, ha affermato il 2 novembre Netanyahu in visita a una base militare vicino a Tel Aviv.

Tuttavia, il premier ha riconosciuto che Israele ha subìto “perdite dolorose”. Dal 7 ottobre sono rimasti uccisi 332 soldati.

“La Striscia di Gaza sarà una maledizione per Israele”, ha affermato il 2 novembre un portavoce delle Brigate al Qassam, il braccio armato di Hamas.

Secondo le Nazioni Unite, il 2 novembre sessanta palestinesi feriti e circa quattrocento stranieri hanno raggiunto l’Egitto attraverso il valico di Rafah, l’unico non controllato da Israele.

Il 1 novembre erano state trasferite più di quattrocento persone. L’Egitto ha affermato di essere pronto ad accogliere circa settemila stranieri.

Nella notte tra il 2 e il 3 novembre il governo israeliano ha annunciato che avrebbe trasferito nella Striscia di Gaza tutti i lavoratori originari del territorio che si trovavano in Israele al momento dell’attacco di Hamas. Secondo i mezzi d’informazione israeliani, sono circa quattromila persone.

Il 2 novembre Israele ha annunciato di aver condotto un “importante attacco” nel sud del Libano contro obiettivi di Hezbollah, alleato di Hamas, in risposta al lancio di razzi verso il suo territorio.

Secondo il gruppo sciita libanese, l’attacco ha causato la morte di quattro miliziani. Il 3 novembre il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, terrà un importante discorso pubblico, atteso con apprensione in Libano e in tutta la regione.

Dal 7 ottobre gli scontri al confine settentrionale d’Israele hanno causato la morte di 52 combattenti di Hezbollah e di almeno sette civili nel sud del Libano. In Israele hanno invece perso la vita otto soldati e un civile.

Il conflitto tra Israele e Hamas ha alimentato le tensioni anche nella Cisgiordania occupata, dove circa 130 palestinesi sono stati uccisi dal 7 ottobre da soldati o da coloni israeliani, secondo l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp).

“Rischio di genocidio”

L’assedio totale imposto da Israele alla Striscia di Gaza a partire dal 9 ottobre ha tolto alla popolazione acqua, cibo ed elettricità.

Dal 21 ottobre sono arrivati nel territorio più di 370 camion carichi di aiuti umanitari, secondo le Nazioni Unite.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affermato il 2 novembre che quattordici ospedali su trentasei e due centri specializzati non sono più operativi a causa dei bombardamenti israeliani e della mancanza di carburante.

Secondo Hamas, i due attacchi israeliani del 31 ottobre e del 1 novembre sul campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, hanno causato 195 morti e 120 dispersi. Il 2 novembre le Nazioni Unite hanno fatto sapere che l’esercito israeliano ha preso di mira quattro scuole gestite da un’agenzia dell’Onu nel nord e nel centro della Striscia.

Il 2 novembre alcuni esperti dell’Onu hanno affermato che il popolo palestinese sta correndo “un serio rischio di genocidio”.