Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre i rappresentanti di quasi duecento paesi hanno raggiunto un accordo di compromesso alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima Cop28 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. L’accordo è stato definito da molti “storico” perché menziona esplicitamente la necessità di una transizione dai combustibili fossili, che sono la causa principale del cambiamento climatico.
Il testo, frutto di difficili negoziati, è stato adottato per consenso, un concetto diverso dall’unanimità in quanto non c’è una vera votazione.
Lunghi applausi e una standing ovation hanno salutato l’adozione di un testo che, per la prima volta nella storia delle conferenze sul clima delle Nazioni Unite, menziona tutti i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone).
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Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
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“È un accordo storico che accelera l’azione dei governi sul clima”, ha affermato Sultan al Jaber, presidente della Cop28.
“È una vittoria del multilateralismo”, ha dichiarato Agnès Pannier-Runacher, ministra per la transizione energetica francese.
“Potrebbe essere l’inizio della fine dei combustibili fossili”, ha affermato Wopke Hoekstra, commissario europeo per il clima.
Il testo chiede “una transizione dai combustibili fossili che sia giusta, ordinata ed equa, accelerando l’azione in questo decennio cruciale, in modo da raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, in linea con le raccomandazioni della scienza”. L’invito ad accelerare l’azione nel decennio in corso era una richiesta esplicita dell’Unione europea.
L’uso del termine “transizione” invece di “eliminazione”, che ha reso la formulazione un po’ più ambigua, è stato decisivo per convincere l’Arabia Saudita e l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) ad approvare il testo.
L’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis), in prima linea nella richiesta di misure forti contro i combustibili fossili, ha affermato che sono stati fatti passi avanti ma che rimangono le preoccupazioni.
L’inviato cinese per il clima, Xie Zhenhua, si è espresso a favore dell’accordo.
“Se la conferenza di Glasgow, nel 2021, era stata una prima crepa nella diga, con l’appello a ridurre l’uso del carbone, a Dubai i punti di rottura si sono moltiplicati con l’estensione al petrolio e al gas”, ha dichiarato all’Afp Alden Meyer, del gruppo di esperti E3g. “I sauditi faranno il possibile per tappare i buchi nella diga, ma non possono fermare la storia”.
“Manca la promessa esplicita di eliminare i combustibili fossili, ma parlare di transizione è comunque un segnale importante”, ha affermato Caroline Brouillette, direttrice della rete di ong Climate action network Canada.
Brouillette ha però criticato l’inclusione nel testo di “pericolose diversioni come le tecnologie di cattura del carbonio e lo sviluppo dell’energia nucleare”.