Il 19 dicembre la corte suprema del Colorado ha dichiarato Donald Trump ineleggibile alla presidenza, escludendolo dalle primarie repubblicane nello stato, a causa del suo ruolo nell’assalto al congresso del 6 gennaio 2021.
Tutti gli occhi sono ora puntati sulla corte suprema statunitense, alla quale l’ex presidente repubblicano presenterà ricorso, come ha subito confermato un suo portavoce.
Con una maggioranza di quattro giudici a tre, la corte suprema del Colorado ha confermato la sentenza di un tribunale di grado inferiore secondo cui il 6 gennaio 2021 Trump ha “partecipato a un’insurrezione”. La corte ha stabilito anche che il quattordicesimo emendamento della costituzione, che esclude dalle cariche pubbliche funzionari coinvolti in insurrezioni, si applica anche ai candidati alle presidenziali.
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Il 6 gennaio 2021 centinaia di sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il congresso per impedire la certificazione della vittoria del suo avversario democratico Joe Biden.
La storica incriminazione dell’ex presidente il 1 agosto a livello federale e poi il 14 agosto nello stato della Georgia per il tentativo di rovesciare l’esito delle presidenziali del 2020 ha aperto un dibattito legale sull’ineleggibilità di Trump, che ha portto a ricorsi in vari stati.
La giustizia del Colorado è stata la prima a proclamare l’ineleggibilità di Trump, su circa quindici procedimenti aperti in vari stati, mentre due ricorsi sono stati già respinti in Minnesota e in Michigan.
“Territorio inesplorato”
Nella sentenza che ordina alle autorità del Colorado di rimuovere il nome di Trump dalle schede elettorali per le primarie repubblicane del 2024, i giudici si sono detti “consapevoli di muoversi in un territorio inesplorato”.
I giudici hanno sospeso l’ingiunzione fino al 4 gennaio, termine ultimo per la convalida delle schede elettorali, per tenere conto di un possibile ricorso alla corte suprema statunitense.
“Se un ricorso alla corte suprema è presentato prima della scadenza, la sospensione resterà in vigore, e le autorità dovranno quindi inserire il nome di Trump nelle schede elettorali, fino alla decisione dei giudici”, si legge nella sentenza.
Secondo i principali analisti politici, che tengono conto della composizione della corte suprema, con ogni probabilità il nome di Trump sarà presente nelle schede elettorali il giorno delle primarie in Colorado, il 5 marzo 2024.
Il Partito repubblicano si è scagliato contro la decisione della giustizia del Colorado, definita “antidemocratica”.
“La corte suprema del Colorado ha preso una decisione antidemocratica e senza fondamento, che sarà revocata dalla corte suprema statunitense”, ha affermato Steven Cheung, il portavoce della campagna elettorale di Trump.
Il presidente repubblicano della camera dei rappresentanti Mike Johnson ha definito la sentenza “irresponsabile”.
Il governatore della Florida Ron DeSantis, rivale di Trump nelle primarie repubblicane, ha invitato la corte suprema a revocare la decisione. “Si tratta di un abuso di potere della sinistra, che usa la giustizia per i suoi interessi”, ha scritto sul social network X.
Il quattordicesimo emendamento
“Abbiamo vinto”, ha invece reagito il gruppo civico anticorruzione Crew, che ha presentato il ricorso in Colorado.
“La sentenza non è solo giusta dal punto di vista legale, ma anche necessaria per proteggere la democrazia negli Stati Uniti”, ha aggiunto Noah Bookbinder, il presidente del gruppo.
“Trump ha consapevolmente invitato i suoi sostenitori a dare l’asalto al congresso per impedire la certificazione della vittoria di Biden”, aveva affermato la giudice Sarah Wallace nella sua sentenza del 17 novembre.
Il quattordicesimo emendamento della costituzione, invocato dai ricorrenti, fu adottato nel 1868 quando si temeva un’insurrezione dei sostenitori della Confederazione sudista, sconfitta nella guerra civile americana (1861-1865).