Il 20 dicembre i ventisette hanno raggiunto un accordo sul nuovo patto di stabilità dell’Unione europea, che modifica le regole di bilancio europee per garantire il risanamento delle finanze pubbliche senza compromettere gli investimenti.
“I ministri delle finanze dei ventisette hanno approvato un nuovo quadro economico che garantisce la stabilità e la crescita”, ha annunciato sul social network X la presidenza spagnola del consiglio dell’Unione europea.
La riforma aggiorna il vecchio patto di stabilità, introdotto alla fine degli anni novanta per limitare il deficit dei paesi membri al 3 per cento del pil e il debito pubblico al 60 per cento.
Senza eliminare queste soglie, il nuovo testo rende più flessibili e realistiche le misure di risanamento richieste in caso di sforamento. Considerato troppo rigido, l’attuale patto di stabilità non è mai stato applicato fino in fondo.
“Il nuovo patto di stabilità riconosce l’importanza degli investimenti e delle riforme strutturali”, ha affermato il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire.
“La stabilità economica ne esce rafforzata”, ha dichiarato il suo collega tedesco Christian Lindner.
“Le regole di bilancio saranno adattate alla situazione specifica di ogni singolo paese”, ha sottolineato la vicepremier olandese Sigrid Kaag.
L’accordo è stato reso possibile dal riavvicinamento tra Francia e Germania, che partivano da posizioni opposte.
I paesi indebitati dell’Europa meridionale, tra cui la Francia, insistevano su una maggiore flessibilità per garantire gli investimenti necessari alla transizione energetica e gli aiuti militari all’Ucraina.
I paesi dell’Europa settentrionale, guidati dalla Germania, chiedevano invece maggiori vincoli per ottenere un’effettiva riduzione del debito in tutta l’Unione europea.
In concreto, gli stati membri dovranno presentare piani di risanamento quadriennali per garantire la sostenibilità del debito.
Gli sforzi compiuti potranno essere premiati con l’estensione del periodo di risanamento a sette anni.
La valutazione sarà incentrata soprattutto sull’andamento della spesa pubblica, considerata un indicatore più valido del deficit, che può fluttuare in base al livello di crescita.
Sindacati e ambientalisti
L’attuale patto di stabilità, sospeso all’inizio del 2020 per evitare un crollo delle attività economiche in seguito alla pandemia di covid-19, sarà riattivato il 1 gennaio.
Il mancato raggiungimento di un accordo prima di questa data avrebbe minato la credibilità dell’Unione europea.
L’obiettivo è completare il processo legislativo prima delle elezioni europee di giugno.
Tuttavia, sindacati e ambientalisti hanno contestato l’accordo.
Secondo la Confederazione europea dei sindacati (Ces), potrebbe spingere l’economia europea verso una nuova recessione, danneggiando i lavoratori.
Secondo Greenpeace, il patto non aumenta la capacità dell’Unione europea di finanziare la transizione energetica. “I governi confermano l’austerità per i cittadini e la natura senza mettere in discussione i miliardi di euro spesi per sovvenzionare i combustibili fossili e senza aumentare le tasse ai più ricchi”, ha affermato l’ong.