Il 28 dicembre l’esercito israeliano ha concentrato le sue operazioni nel centro della Striscia di Gaza, nonostante la situazione già molto critica per i civili, gli appelli al cessate il fuoco e una possibile “espansione” delle operazioni al confine con il Libano.
Durante la notte, oltre che sulla Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno intensificato le incursioni nelle principali città della Cisgiordania occupata, in particolare Jenin e Ramallah, sede dell’Autorità Nazionale Palestinese di Mahmoud Abbas, secondo l’agenzia ufficiale Wafa.
Lo stato maggiore dell’esercito israeliano ha messo in guardia da un’intensificazione del fuoco lungo il confine con il Libano, il paese da cui opera Hezbollah che, come Hamas, fa parte della cosiddetta “asse della resistenza”, il nome usato dai gruppi che si oppongono a Israele e sono sostenuti dall’Iran.
Il 27 dicembre l’Iran ha minacciato Israele di “azioni dirette e di altre azioni da parte del fronte della resistenza”, dopo che il 25 dicembre in un attacco in Siria è stato ucciso Razi Moussavi, uno dei suoi ufficiali di alto rango.
Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Herzi Halevi, ha dichiarato che le forze israeliane “sono in uno stato di preparazione molto elevato per un’espansione dei combattimenti nel nord”, dove gli scontri tra Israele ed Hezbollah sono quasi quotidiani dall’inizio dei bombardamenti nella Striscia di Gaza, secondo il portavoce dell’esercito Daniel Hagari.
Nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha dichiarato di continuare le operazioni nella città di Khan Yunis, al sud, e nei campi profughi che si trovano nel centro di questo territorio di 2,4 milioni di abitanti, di cui 1,9 milioni (85 per cento) sono sfollati a causa della guerra. Il ministero della sanità di Hamas ha riferito di colpi mortali nella notte a Nuseirat e Deir al Balah.
Secondo il ministero della sanità di Hamas, il conflitto finora ha provocato nella Striscia di Gaza 21.110 morti, tra cui 6.300 donne e 8.800 bambini. In Israele, l’attacco di Hamas del 7 ottobre aveva causato circa 1.140 morti, la maggior parte dei quali civili, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati ufficiali israeliani.
A Gaza la popolazione locale sta affrontando un “grave pericolo”, con un peggioramento della “fame e della disperazione”, al punto che “persone affamate hanno bloccato un nostro convoglio nella speranza di trovare cibo”, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
In una conversazione telefonica con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito il suo appello per un “cessate il fuoco duraturo” nella Striscia di Gaza, secondo quanto riferito dall’Eliseo.
L’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani, il cui paese ha guidato la mediazione che ha portato a una tregua alla fine di novembre, ha parlato questa settimana con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden della necessità di un “cessate il fuoco permanente” e non di una semplice pausa nei combattimenti.
La tregua di fine novembre ha portato alla liberazione di 105 ostaggi e 240 prigionieri palestinesi detenuti da Israele, nonché all’ingresso a Gaza di un ingente volume di aiuti umanitari. Ma gli sforzi dei mediatori egiziani e qatarioti non sono riusciti a rinnovare la tregua, mentre il bilancio delle vittime aumenta ogni giorno.
Secondo il ministero della sanità di Hamas, 195 persone sono state uccise in 24 ore a Gaza dalle forze israeliane. Il 28 dicembre il ministero ha dichiarato che l’esercito ha preso di mira una casa accanto all’ospedale Al Amal di Khan Younis, uccidendo 22 persone e ferendone altre 34.
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