La sera del 14 gennaio il socialdemocratico Bernardo Arévalo si è insediato come presidente del Guatemala, nonostante gli ostacoli posti da un’élite politica ed economica considerata profondamente corrotta.
Dopo la sua vittoria a sorpresa nelle elezioni presidenziali ad agosto, Arévalo, 65 anni, ha dovuto affrontare enormi difficoltà in un paese che è al 150esimo posto su 180 nella classifica stilata dall’ong anticorruzione Transparency international.
La procura generale ha avviato una serie di azioni legali (annullamento delle elezioni, sospensione del partito di Arévalo, revoca dell’immunità del presidente eletto), che sono state contestate a gran voce da Stati Uniti, Unione europea, Nazioni Unite e Organizzazione degli stati americani.
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Il 14 gennaio l’insediamento di Arévalo è stato ritardato di più di nove ore a causa delle manovre ostruzionistiche portate avanti in parlamento da deputati di destra alleati del presidente uscente Alejandro Giammattei.
Il ritardo ha spinto i leader internazionali presenti, tra cui il presidente cileno Gabriel Boric, quello colombiano Gustavo Petro e il capo della diplomazia dell’Unione europea Josep Borrell, a rilasciare una dichiarazione per chiedere il rispetto della costituzione.
Alla fine il nuovo parlamento ha eletto come suo presidente un esponente del partito di Arévalo, Samuel Pérez, 31 anni.
Poco dopo Arévalo ha potuto insediarsi come presidente del Guatemala nel corso di una cerimonia al Teatro nazionale.
“Non permetteremo più che le istituzioni si pieghino alla corruzione e all’impunità”, ha affermato nel suo discorso d’insediamento. “Negli ultimi mesi c’è stato il forte rischio di una svolta autoritaria nel paese, che è stata evitata anche grazie al sostegno della comunità internazionale”.
Arévalo ha aggiunto che le priorità del suo governo, che sarà composto per il 50 per cento da donne, saranno “l’istruzione, la salute, lo sviluppo e l’ambiente”.
Figlio del riformatore Juan José Arévalo, il primo presidente eletto nel 1945 dopo decenni di dittatura, Bernardo Arévalo ha più volte denunciato un “tentativo di colpo di stato al rallentatore” per impedire il suo insediamento.
Il 14 gennaio è uscito di scena il suo predecessore Giammattei, criticato per aver sostenuto la procuratrice generale Consuelo Porras, che ha guidato l’offensiva giudiziaria contro Arévalo insieme al procuratore Rafael Curruchiche e al giudice Fredy Orellana. Tutti e tre fanno parte di una lista di funzionari corrotti stilata dal dipartimento della giustizia degli Stati Uniti.
Arévalo ha riconosciuto che dovrà affrontare grandi difficoltà, “perché le élite politico-criminali, almeno in una prima fase, continueranno a essere radicate in alcuni settori dello stato”.