Il 21 febbraio la Cina ha contestato il veto posto dagli Stati Uniti a una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario nella Striscia di Gaza.
Secondo il governo statunitense, il principale alleato d’Israele, la risoluzione avrebbe messo a rischio i negoziati per una tregua che preveda anche il rilascio degli ostaggi.
“Ancora una volta gli Stati Uniti hanno ignorato la volontà della comunità internazionale usando il loro potere di veto, una decisione che renderà la situazione nella Striscia di Gaza ancora più pericolosa”, ha affermato Mao Ning, una portavoce del ministero degli esteri cinese. “La Cina ha espresso a Washington il suo forte malcontento”.
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La bozza di risoluzione ha ricevuto tredici voti a favore e uno contrario, mentre il Regno Unito si è astenuto.
“Il veto statunitense è irresponsabile e invia a Israele il messaggio che può continuare a fare tutto quello che vuole”, ha dichiarato l’ambasciatore palestinese Riyad Mansur.
Anche Hamas ha denunciato un “via libera” a Israele a commettere “altri massacri”.
Il 18 febbraio Israele ha annunciato che il suo esercito lancerà un’operazione di terra a Rafah se gli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza non saranno rilasciati entro l’inizio del Ramadan, il 10 marzo, mentre la comunità internazionale continua a lanciare avvertimenti sulle conseguenze per i circa 1,4 milioni di palestinesi, in maggioranza sfollati, attualmente presenti in città.
La sera del 20 febbraio almeno quindici persone sono morte nel bombardamento israeliano di una casa a Deir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza, ha affermato il ministero della salute di Hamas.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 29.313 persone. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.
Intanto, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza continua ad aggravarsi. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno avvertito di una “grave carenza di cibo e acqua” e denunciato il rischio di un “notevole aumento di decessi tra i bambini”.
Il 20 febbraio il Programma alimentare mondiale (Pam) ha nuovamente sospeso la distribuzione degli aiuti umanitari nella parte nord del territorio, in preda “al caos e alla violenza”.
“Questa sospensione equivale a una condanna a morte per 750mila persone”, hanno affermato le autorità di Hamas.