Il presidente palestinese Abu Mazen ha nominato primo ministro l’economista Mohammad Mustafa, in un momento in cui l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) si sta preparando al dopoguerra nella Striscia di Gaza.
Mustafa, 69 anni, ex consigliere economico di Abu Mazen, ha ricoperto per quindici anni posizioni di rilievo alla Banca mondiale a Washington, negli Stati Uniti.
Alla fine di febbraio il suo predecessore Mohammed Shtayyeh si era dimesso auspicando un nuovo approccio che tenesse conto della “realtà nella Striscia di Gaza” e della “necessità di un più ampio consenso interpalestinese”.
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Dagli scontri fratricidi del giugno 2007 la leadership palestinese è divisa tra l’Anp, guidata da Abu Mazen, che esercita un potere limitato in Cisgiordania, territorio occupato da Israele dal 1967, e Hamas, che governa la Striscia di Gaza devastata dalla guerra.
Negli ultimi mesi molti palestinesi hanno accusato Abu Mazen, 88 anni, di essere “impotente” nei confronti dell’offensiva israeliana a Gaza.
La questione del ruolo dell’Anp al termine della guerra rimane un’incognita, a causa della sua limitata influenza e dell’opposizione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla nascita di uno stato palestinese.
Secondo l’analista palestinese Abdul Majeed Sweilem, la nomina di Mustafa costituisce “un tentativo di rafforzare le istituzioni palestinesi in un momento in cui Abu Mazen è sottoposto a forti pressioni da Washington”.
Il 14 marzo la Casa Bianca ha accolto con favore la nomina di Mustafa. “Gli Stati Uniti si aspettano che la nuova amministrazione porti a termine ampie riforme”, ha affermato in un comunicato Adrienne Watson, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale.
La comunità internazionale è a favore di una soluzione a due stati del conflitto tra israeliani e palestinesi. Ma per Washington questo implica “un’autorità palestinese rinnovata”, ha dichiarato il mese scorso un alto funzionario della Casa Bianca che ha chiesto di restare anonimo.
Intanto, il 15 marzo l’esercito israeliano ha respinto le accuse di Hamas affermando che la sera del 14 marzo “alcuni palestinesi armati” hanno aperto il fuoco contro la folla in attesa di una distribuzione di aiuti alimentari nella città di Gaza.
Secondo il ministero della salute di Hamas, invece, sono stati i soldati israeliani ad aprire il fuoco sulla folla, causando venti morti e più di cento feriti.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 31.490 persone. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.160 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.