Almeno 42 persone – 36 soldati siriani e sei combattenti del gruppo libanese Hezbollah – sono morte il 29 marzo negli attacchi aerei condotti da Israele nella regione di Aleppo, nel nord della Siria, secondo un bilancio fornito dall’ong Osservatorio siriano dei diritti umani.
Secondo l’ong, gli attacchi hanno preso di mira alcuni depositi di armi del gruppo libanese.
Dall’inizio della guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, Israele ha intensificato gli attacchi aerei in Siria, colpendo in particolare le posizioni di Hezbollah, alleato del movimento palestinese, del regime siriano e dell’Iran.
Allo stesso tempo l’esercito israeliano e il gruppo libanese sono impegnati in scambi a fuoco quotidiani lungo il confine tra Israele e il Libano.
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Contattato dall’Afp, l’esercito israeliano non ha voluto commentare gli attacchi del 29 marzo.
Dall’inizio del conflitto in Siria nel 2011, Israele ha effettuato centinaia di raid nel paese per colpire l’esercito siriano e le milizie filoiraniane.
Israele, che raramente rivendica le sue operazioni in Siria, vuole impedire all’Iran di rafforzare la sua presenza nel paese, mentre Teheran sostiene di aver inviato solo consiglieri militari.
Secondo una fonte militare siriana citata dall’agenzia ufficiale Sana, gli attacchi del 29 marzo hanno causato anche alcune vittime civili.
Nasser Kanani, portavoce del ministero degli esteri iraniano, ha denunciato “una palese violazione della sovranità e dell’integrità territoriale della Siria, e una grave minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale”.
Kanani ha definito gli attacchi come “un disperato tentativo di aggravare la crisi nella regione”.
Di recente l’esercito israeliano ha affermato di aver colpito dall’inizio della guerra a Gaza “circa 4.500 obiettivi di Hezbollah in Libano e in Siria, di cui più di 1.200 con attacchi aerei”.