Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha messo fine a un silenzio durato cinque giorni, annunciando di volere restare alla guida del governo nonostante la “campagna di discredito” di cui accusa l’opposizione e di cui sarebbe un segnale anche l’apertura di un’indagine contro la moglie.
“Ho deciso di continuare” alla guida del governo, ha detto con tono serio il leader socialista, 52 anni, al potere dal 2018, in un solenne discorso di nove minuti pronunciato sulla scalinata del palazzo Moncloa, sede della presidenza del governo spagnolo.
Sánchez era rimasto in silenzio dopo l’annuncio da parte di un tribunale di Madrid dell’apertura di un’indagine preliminare per “traffico di influenze” e “corruzione” contro la moglie, Begoña Gómez. Il 24 aprile Sánchez ha scritto una lettera di quattro pagine agli spagnoli in cui spiegava che stava valutando la possibilità di dimettersi per proteggere la sua famiglia.
Ma il 29 aprile, negando di aver agito in questo modo per “calcolo politico”, ha invitato il paese a intraprendere una “riflessione collettiva” sulla polarizzazione della vita politica, per evitare che “la disinformazione orienti il dibattito politico”. “O diciamo basta oppure il deterioramento della vita pubblica condizionerà il nostro futuro e ci condannerà”, ha aggiunto.
Fatto assolutamente senza precedenti, Sánchez aveva sospeso tutte le sue attività pubbliche dal 25 aprile, quando avrebbe dovuto lanciare la campagna per le elezioni regionali del 12 maggio in Catalogna, un voto di portata nazionale in cui il suo Partito socialista spera di vincere e sbaragliare il partito indipendentista catalano, attualmente al potere.
Il 27 aprile, al grido di “Pedro, resta!”, migliaia di sostenitori si sono radunati davanti alla sede del Partito socialista a Madrid per chiedergli di non lasciare il suo posto. L’inchiesta contro la moglie di Pedro Sánchez, posta sotto il segreto investigativo, è stata aperta in seguito a una denuncia dell’associazione Manos limpias (Mani pulite), collettivo vicino all’estrema destra.
Si tratta in particolare, secondo il giornale online El Confidencial, dei legami stabiliti da Begoña Gómez con il gruppo Globalia nel momento in cui Air Europa, compagnia aerea appartenente a Globalia, stava trattando con il governo Sánchez per ottenere aiuti pubblici.
Questa società ha infatti ricevuto, nel novembre 2020, 475 milioni di euro da un fondo da 10 miliardi destinato a sostenere le aziende in difficoltà a causa della pandemia. Ma decine di altri hanno poi beneficiato degli aiuti, tra cui diversi suoi concorrenti (Iberia, Vueling, Volotea).
Il 26 aprile la procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine, mentre Manos limpias ha ammesso che la sua denuncia si basava esclusivamente su articoli di stampa, ma il giudice incaricato del caso non ha ancora rivelato le sue intenzioni.
Sánchez interpreta questa denuncia come il tentativo di destabilizzare il governo, portato avanti da “una coalizione di interessi di destra e di estrema destra” che “non accetta il verdetto delle urne”. Lo ha scritto in una lunga lettera pubblicata online sul social network X.
Dal suo arrivo al potere, sei anni fa, la legittimità del leader socialista è sempre stata messa in discussione dalla destra e dall’estrema destra, che non gli hanno mai perdonato di essere stato portato al potere dall’estrema sinistra e dai partiti politici baschi e catalani grazie a un’alleanza contro il suo predecessore, il conservatore Mariano Rajoy, colpito da uno scandalo di corruzione.
Il contesto politico è diventato ancora più teso negli ultimi mesi, quando Pedro Sánchez, arrivato secondo alle elezioni del 23 luglio 2023 dietro al suo rivale conservatore Alberto Núñez Feijóo, è riuscito comunque a tornare al governo a novembre, grazie al sostegno del partito indipendentista catalano.