Almeno 27 persone sono morte e 130 sono rimaste ferite nei combattimenti tra l’esercito sudanese e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf) ad Al Fashir, nella regione occidentale del Darfur, a più di un anno dall’inizio della guerra civile in Sudan, hanno affermato il 12 maggio le Nazioni Unite.
I combattimenti, cominciati il 10 maggio, sono stati accompagnati da raid aerei e colpi d’artiglieria, come hanno raccontato alcuni abitanti contattati dall’Afp.
“Solo il 10 maggio gli scontri hanno causato almeno 27 morti, 130 feriti e centinaia di sfollati”, ha affermato in un comunicato l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha).
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Secondo l’ong Medici senza frontiere (Msf), due bambini e una terza persona sono morti l’11 maggio in un raid aereo contro l’ospedale pediatrico Babiker Nahar.
“Il tetto dell’unità di terapia intensiva è crollato uccidendo i due bambini che erano ricoverati lì”, ha affermato Msf in un comunicato.
La sera dell’11 maggio la coordinatrice dell’Ocha per il Sudan, Clementine Nkweta-Salami, ha riferito di “intensi colpi d’artiglieria” ad Al Fashir, dove vivono 1,5 milioni di persone, tra cui 800mila sfollati.
Da settimane la comunità internazionale lanciava l’allarme per un possibile bagno di sangue ad Al Fashir, capoluogo del Darfur Settentrionale, l’unico dei cinque stati del Darfur a non essere controllato dalle Rsf.
Dall’aprile 2023 il Sudan è insanguinato da un conflitto tra l’esercito, guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan, e le Rsf, comandate da Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti.
Il conflitto ha causato decine di migliaia di vittime. Secondo le Nazioni Unite, a Geneina, capoluogo del Darfur Occidentale, sono state uccise tra le diecimila e le quindicimila persone.
Gli abitanti di Al Fashir, che si trova quattrocento chilometri a est di Geneina, temono una sorte simile.
Finora la città era stata risparmiata grazie a un accordo tra due gruppi armati locali e le Rsf.
Ma il mese scorso i due gruppi armati hanno rinunciato alla loro neutralità, schierandosi al fianco dell’esercito. In risposta i paramilitari hanno messo sotto assedio la città.
Sia l’esercito sia le Rsf sono accusati di aver condotto bombardamenti indiscriminati e di aver ostacolato il passaggio degli aiuti umanitari. I paramilitari sono anche accusati di pulizia etnica e crimini contro l’umanità.