Gli Stati Uniti e la Cina riprenderanno le comunicazioni militari “nei prossimi mesi”, ha affermato il 31 maggio il segretario alla difesa statunitense Lloyd Austin al termine di un incontro a Singapore con il suo collega cinese Dong Jun.
“I colloqui, che si sono svolti in un clima positivo, sono stati pratici e costruttivi”, ha dichiarato Wu Qian, portavoce del ministero della difesa cinese, dopo un incontro di un’ora a margine della conferenza annuale sulla difesa Shangri-La dialogue.
Austin ha affermato in un comunicato che le comunicazioni militari via telefono riprenderanno “nei prossimi mesi”, come avevano annunciato i presidenti dei due paesi, Joe Biden e Xi Jinping, nel novembre 2023.
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Pechino aveva sospeso le discussioni militari con Washington alla fine del 2022 in risposta a una visita a Taiwan di Nancy Pelosi, che all’epoca era presidente della camera dei rappresentanti statunitense.
Il portavoce del ministero della difesa cinese ha affermato che le relazioni militari tra Washington e Pechino “hanno smesso di peggiorare e si stanno stabilizzando”.
Wu ha aggiunto che non è stato possibile risolvere tutte le divergenze in un unico incontro, sottolineando che le azioni degli Stati Uniti a Taiwan costituiscono una grave minaccia per il principio di un’unica Cina.
L’incontro arriva una settimana dopo le grandi manovre militari condotte dalla Cina intorno a Taiwan, che Pechino considera una provincia ribelle da riportare sotto il suo controllo, con la forza se necessario.
Le manovre sono state organizzate per “punire” il nuovo presidente taiwanese Lai Ching-te, che la Cina considera un “pericoloso separatista”.
Il 31 maggio Austin ha avvertito il suo collega cinese che Pechino non deve usare la situazione politica a Taiwan “come pretesto per misure coercitive”, secondo un comunicato del Pentagono.
Gli Stati Uniti, che nel 1979 hanno rinunciato al riconoscimento diplomatico di Taipei a favore di Pechino, rimangono il principale alleato e fornitore di armi dell’isola.
Al centro delle discussioni a Singapore ci sono anche le tensioni crescenti nel mar Cinese meridionale, dove Pechino è ai ferri corti con le Filippine, un alleato di Washington.