Il 19 giugno la Commissione europea ha annunciato l’apertura di procedure per deficit eccessivo nei confronti di sette paesi, tra cui l’Italia e la Francia, che sta attraversando una fase di forte incertezza politica.
Oltre all’Italia e la Francia, la Commissione ha affermato che le procedure “sono giustificate” anche per Belgio, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Malta. La Romania è invece già sottoposta alla procedura dal 2019.
Nel 2023 questi sette paesi hanno registrato un deficit superiore al 3 per cento, il limite previsto dal patto di stabilità, e dovranno adottare misure correttive per rispettare le regole di bilancio dell’Unione europea ed evitare sanzioni finanziarie.
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La Commissione comunicherà formalmente l’apertura delle procedure nei confronti dei sette paesi in occasione della prossima riunione dei ministri delle finanze europei, il 16 luglio.
Le regole di bilancio, sospese dal 2020 a causa della crisi economica legata alla pandemia di covid-19 e alla guerra in Ucraina, sono state riattivate quest’anno.
“L’avvio delle procedure non significa un ritorno all’austerità, che sarebbe un terribile errore”, ha affermato Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari, invitando però gli stati membri alla “cautela fiscale” di fronte ai rischi geopolitici.
In teoria il patto di stabilità prevede sanzioni finanziarie fino allo 0,1 per cento del pil annuo per i paesi che non attuano le correzioni concordate con la Commissione, una cifra che nel caso della Francia è di quasi 2,5 miliardi di euro.
In realtà queste sanzioni, politicamente esplosive, non sono mai state applicate.
La Francia, il cui ultimo avanzo di bilancio risale al 1974, è stata sottoposta alla procedura per deficit eccessivo per la maggior parte degli anni trascorsi dall’introduzione dell’euro. Tuttavia, era uscita dalla procedura nel 2017.
Il paese, attualmente nel mirino delle agenzie di rating, sta attraversando una crisi politica da quando il presidente Emmanuel Macron ha sciolto l’assemblea nazionale in seguito alla sconfitta del suo schieramento nelle elezioni europee del 9 giugno.
Le opposizioni di estrema destra e di sinistra, in testa nei sondaggi, puntano ad aumentare la spesa pubblica e a revocare le riforme delle pensioni e del mercato del lavoro sostenute da Bruxelles.
Questo potrebbe mettere a repentaglio l’impegno di Parigi, già considerato poco realistico, di riportare il deficit sotto il 3 per cento entro il 2027.
Si profila quindi un braccio di ferro politico tra Roma e Parigi, da un lato, e la Commissione e i paesi più attenti al rispetto delle regole di bilancio, tra cui la Germania, dall’altro.
Italia al 7,4 per cento
Ridurre il deficit sarà comunque difficile in un contesto di crescita debole e tensioni geopolitiche. Le finanze pubbliche sono sottoposte a uno sforzo estremo per sostenere l’Ucraina e investire nella transizione energetica, necessaria per contrastare la crisi climatica.
Le regole europee impongono ai paesi con deficit eccessivo di ridurre il disavanzo di almeno 0,5 punti percentuali all’anno.
Nel 2023 i deficit più alti sono stati registrati in Italia (7,4 per cento), Ungheria (6,7 per cento), Romania (6,6 per cento), Francia (5,5 per cento) e Polonia (5,1 per cento).