A un mese dall’approvazione definitiva di una legge di amnistia per gli indipendentisti catalani, il tribunale supremo spagnolo ha rifiutato di applicarla all’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, mantenendo il mandato d’arresto nei suoi confronti.
“Il 1 luglio il giudice Pablo Llarena ha stabilito che l’amnistia non può essere applicata al reato di appropriazione indebita, uno di quelli contestati a Puigdemont”, ha affermato il tribunale supremo.
Il mandato d’arresto emesso dopo il tentativo fallito di secessione della Catalogna nel 2017 rimane quindi in vigore, ha aggiunto il tribunale nel testo della sua decisione, che può essere impugnata entro tre giorni.
La decisione potrebbe avere conseguenze politiche pesanti, dato che la legge era stata approvata anche per permettere a Puigdemont di tornare nel paese.
Incriminato per appropriazione indebita, disubbidienza e terrorismo, Puigdemont era fuggito in Belgio per evitare l’arresto, mentre altri leader separatisti erano stati imprigionati.
Secondo Llarena, la legge di amnistia può essere applicata al reato di disubbidienza, ma non a quello di appropriazione indebita. Il reato di terrorismo non è stato invece esaminato.
Pochi minuti dopo l’annuncio della decisione, Puigdemont ha pubblicato sul social network X un messaggio sibillino (”Toga nostra”), che sembra accostare il giudice alla mafia siciliana.
La settimana scorsa un ex esponente del governo regionale catalano e un poliziotto erano diventati i primi a beneficiare dell’amnistia.
“Il perdono è più forte del rancore”
Il 30 maggio il parlamento aveva approvato in via definitiva una legge di amnistia per gli indipendentisti catalani, una misura controversa fortemente voluta dal governo di sinistra guidato da Pedro Sánchez. Il testo era stato messo a punto insieme a due partiti catalani il cui sostegno è fondamentale per il governo.
L’opposizione di destra e di estrema destra contesta però da mesi la legge, accusando Sánchez di essere disposto a tutto per restare al potere.
Secondo Sánchez, l’amnistia metterà invece fine all’instabilità causata dal tentativo di secessione della Catalogna nel 2017.
“In politica come nella vita, il perdono è più forte del rancore”, aveva dichiarato il 30 maggio sul social network X.