Almeno sei persone sono morte il 16 luglio in Bangladesh nel corso di violente proteste contro il sistema delle quote nel pubblico impiego, che hanno spinto il governo a chiudere scuole e università.

La polizia ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per cercare di fermare gli scontri tra gli studenti che chiedevano l’abolizione delle quote e i sostenitori della Lega awami, la formazione al potere.

Di fronte a questa esplosione di violenza, il portavoce del ministero dell’istruzione M. A. Khair ha annunciato “la chiusura di tutte le scuole secondarie e le università per garantire la sicurezza degli studenti”.

Tre manifestanti con “ferite da proiettile” sono morti a Chittagong, ha dichiarato all’Afp il direttore di un ospedale locale, aggiungendo che altri trentacinque sono rimasti feriti.

Altre due persone sono morte nella capitale Dhaka, dove gruppi di studenti rivali si sono scontrati lanciandosi mattoni.

L’ispettore di polizia Bacchu Mia ha confermato i decessi all’Afp, affermando che uno dei due è morto per ferite alla testa, mentre più di sessanta persone sono rimaste ferite.

A Rangpur, nel nord del paese, un altro studente è rimasto ucciso, ha dichiarato all’Afp il commissario di polizia Mohammad Moniruzzaman, senza fornire ulteriori dettagli.

“Siamo stati aggrediti da sostenitori della Lega awami”, ha dichiarato all’Afp Tauhidul Haque Siam, uno studente dell’università Rokeya di Rangpur.

Da settimane gli studenti organizzano manifestazioni quasi quotidiane per chiedere al governo di revocare il sistema delle quote nel pubblico impiego e di adottare un sistema basato sul merito.

Attualmente più del 50 per cento dei posti di lavoro nella pubblica amministrazione, ben pagati e molto ambiti, è riservato ad alcune categorie.

Il 30 per cento è riservato ai figli di chi ha combattuto per l’indipendenza del Bangladesh nel 1971, il 10 per cento alle donne e il 10 per cento a specifici distretti del paese.

Secondo i manifestanti, dovrebbero essere mantenute solo le quote per le minoranze etniche e i disabili (il 6 per cento).

Sostengono che il sistema sia stato concepito per favorire i figli dei sostenitori della premier Sheikh Hasina, alla guida del paese dal 2009.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha invitato il governo a “proteggere i manifestanti da minacce e violenze”. “Manifestare pacificamente è un diritto umano fondamentale”, ha aggiunto.

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