Il 22 agosto, nel corso della serata finale della convention democratica a Chicago, Kamala Harris ha accettato formalmente la nomination democratica per le elezioni presidenziali del 5 novembre, che la vedranno contrapposta a Donald Trump.

“Prometto di essere la presidente di tutti gli americani”, ha affermato l’attuale vicepresidente, 59 anni, tra gli applausi scroscianti di migliaia di delegati.

“Nella secolare battaglia tra democrazia e tirannia, so da che parte stare. E so da che parte devono stare gli Stati Uniti”, ha aggiunto.

Nel discorso più importante della sua vita, Harris, ex procuratrice e senatrice della California, ha raccontato la storia della madre indiana: “Non sempre era trattata bene, ma non ha mai perso la calma. Era forte, coraggiosa. Ho imparato da lei a non lamentarmi mai delle ingiustizie, ma a cercare di cambiare le cose”.

Harris ha poi attaccato duramente il suo avversario repubblicano. “Sappiamo come sarebbe un secondo mandato di Trump, è tutto scritto nel Progetto 2025”, ha dichiarato, riferendosi a un programma ultraconservatore messo a punto da persone vicine all’ex presidente, il cui obiettivo, secondo lei, “è riportare il nostro paese indietro di anni”.

“A differenza di Trump, non sarò amica dei dittatori”, ha aggiunto, impegnandosi a sostenere l’Ucraina e Israele, ma anche a garantire “l’autodeterminazione dei palestinesi”.

La candidata democratica ha poi promesso di riformare un sistema dell’immigrazione “imperfetto” e di promuovere un’economia “che permetta a tutti di trovare la propria strada”. Infine, si è impegnata a ripristinare la tutela federale del diritto all’aborto.

Al termine del discorso è stata raggiunta sul palco dal marito Doug Emhoff, dal candidato vicepresidente Tim Walz e dai loro familiari.

La stragrande maggioranza dei delegati democratici era vestito di bianco, un colore associato alle grandi battaglie politiche delle donne, nella speranza che Harris possa diventare la prima presidente donna nella storia degli Stati Uniti.

Trump, che Harris affronterà in un primo dibattito in tv il 10 settembre, ha scritto una serie di messaggi sul suo social network Truth Social durante il discorso, definendolo il “peggiore di sempre” e aggiungendo: “È colpa sua se siamo una nazione in declino”.

Secondo la maggior parte dei sondaggi, Harris ha un leggero vantaggio su Trump a livello nazionale.

Ma come nel 2016 e nel 2020 l’elezione si deciderà in una manciata di stati chiave.

Il 23 agosto le cose potrebbero cambiare nuovamente. Secondo alcuni mezzi d’informazione statunitensi, il candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr. getterà la spugna e darà il suo sostegno al miliardario repubblicano.