Il 5 settembre il presidente francese Emmanuel Macron ha nominato primo ministro Michel Barnier, ex negoziatore dell’Unione europea per la Brexit, dopo quasi due mesi di stallo seguiti alle elezioni legislative anticipate di luglio, che non avevano prodotto una chiara maggioranza.
Barnier, 73 anni, il premier più anziano nella storia della Francia moderna, è stato incaricato di formare “un governo di unità al servizio del paese”, ha affermato l’Eliseo in un comunicato. S’insedierà alle 18 del 5 settembre e prenderà il posto di Gabriel Attal.
L’ex ministro conservatore Xavier Bertrand e l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve erano inizialmente considerati i favoriti per la carica, ma entrambi sono stati scartati perché rischiavano di essere sfiduciati subito.
In Francia è il presidente a nominare il primo ministro, che può essere sfiduciato dall’assemblea nazionale.
Nelle elezioni legislative del 30 giugno e del 7 luglio l’alleanza di sinistra Nuovo fronte popolare aveva ottenuto la maggioranza relativa dei seggi, davanti alla coalizione centrista di Macron e al Rassemblement national (Rn, estrema destra)
Barnier era rimasto defilato nella politica francese da quando non era riuscito a ottenere la candidatura del suo partito, Les républicains (Lr, centrodestra), per sfidare Macron alle presidenziali del 2022.
Ex ministro degli esteri e commissario dell’Unione europea “ha una buona intesa con Macron e non dovrebbe essere immediatamente sfiduciato dall’assemblea nazionale”, ha dichiarato all’Afp un consigliere del presidente, che ha chiesto di restare anonimo.
Macron sembra contare sul fatto che il Rassemblement national di Marine Le Pen non si metterà di traverso, almeno in una prima fase.
Il vicepresidente del Rassemblement national, Sébastien Chenu, ha affermato in un’intervista in tv che il partito non sosterrà automaticamente un voto di sfiducia contro Barnier, come avrebbe fatto in caso di nomina di Bertrand o Cazeneuve.
“Elezioni rubate ai francesi”
“Le elezioni sono state rubate ai francesi”, ha affermato Jean-Luc Mélenchon, leader di La France insoumise (sinistra radicale), mentre il leader socialista Olivier Faure ha dichiarato che il paese sta entrando in una “crisi di regime”.
In un video pubblicato sui social network, Mélenchon ha criticato la scelta di Barnier, definito “vicino all’estrema destra”, e ha lanciato un appello per una mobilitazione popolare il 7 settembre.
Faure ha invece parlato sul social network X di “negazione della democrazia”: “Avremo un primo ministro del partito arrivato quarto nelle elezioni”.