Bonificare il suolo e le acque europee dalle sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas) potrebbe costare fino a duemila miliardi di euro nei prossimi vent’anni, afferma un’inchiesta del Forever lobbying project, un consorzio composto da 29 mezzi d’informazione europei.

Questi composti chimici, usati per produrre rivestimenti antiaderenti, schiume antincendio e in molti altri processi industriali, sono soprannominati inquinanti eterni perché possono accumularsi per millenni nell’ambiente prima di degradarsi. Secondo alcuni studi possono provocare cancro e infertilità negli esseri umani e avere gravi conseguenze per gli organismi acquatici.

Uno dei motivi degli alti costi di bonifica è che gli Pfas sono ormai quasi ovunque. Nel 2023 una precedente inchiesta del Forever lobbying project, pubblicata su Internazionale, aveva identificato più di ventimila siti contaminati da queste sostanze e 230 impianti di produzione in Europa.

Inoltre queste sostanze sono estremamente resistenti alla degradazione e i normali sistemi di filtraggio delle acque non sono in grado di rimuoverle: per eliminarle sono necessarie tecnologie avanzate che richiedono molta energia. L’unico modo efficiente di risolvere il problema, quindi, è evitare che siano disperse nell’ambiente.

Nel 2023 alcuni paesi europei hanno proposto di mettere al bando diecimila di questi composti. La Commissione europea sta lavorando a una revisione del regolamento Reach sulle sostanze chimiche, che dovrebbe proibire quelli più pericolosi.

Ma la norma dovrebbe prevedere diverse eccezioni, e secondo il Forever lobbying project l’industria chimica ha lanciato una vasta campagna di pressione per indebolirla ulteriormente.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta

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