Il 17 settembre l’esercito maliano ha affermato che la situazione è tornata sotto controllo dopo che “un commando terrorista” ha attaccato un complesso della gendarmeria nella capitale Bamako.

“All’alba del 17 settembre un commando terrorista ha cercato d’infiltrarsi nel centro di addestramento della gendarmeria di Faladié”, ha dichiarato l’esercito in un comunicato pubblicato sui social network. “La situazione è ora sotto controllo”.

Il ministero della sicurezza ha riferito di “attacchi terroristici contro alcuni luoghi sensibili della capitale”.

Le autorità usano il termine “terroristi” per indicare jihadisti e indipendentisti attivi nel nord del paese.

Bamako – solitamente risparmiata dagli attacchi, molto frequenti invece in altre aree del paese – si è risvegliata al suono di spari ed esplosioni, ha riferito un giornalista dell’Afp.

“L’aeroporto di Bamako è temporaneamente chiuso a causa delle violenze”, ha affermato un funzionario, senza fornire ulteriori dettagli.

Poco dopo il Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim), un’alleanza jihadista legata ad Al Qaeda, ha rivendicato il duplice attacco al centro di addestramento della gendarmeria e all’aeroporto, sostenendo di aver inflitto pesanti perdite umane e materiali.

“Nel corso dell’operazione abbiamo anche distrutto alcuni velivoli militari”, ha aggiunto il Gsim.

Il Mali, paese povero e senza sbocco sul mare che da più di dieci anni è in preda ai conflitti e a un’insurrezione jihadista, ha vissuto negli ultimi anni due colpi di stato, nell’agosto 2020 e nel maggio 2021. Da allora è governato da una giunta militare guidata dal colonnello Assimi Goïta.

Nel 2022 la giunta ha rotto un’alleanza di lunga data con la Francia e ha rafforzato i legami politici e militari con la Russia.