Raid aerei e colpi d’artiglieria hanno scosso il 26 settembre la capitale sudanese Khartoum, dove l’esercito è impegnato in “aspri combattimenti” con le forze paramilitari che controllano gran parte della capitale.
Alla vigilia dei combattimenti a Khartoum, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres aveva espresso “profonda preoccupazione per l’aggravarsi del conflitto”, che dall’aprile 2023 oppone l’esercito, guidato dal generale Abdel Fattah al Burhan, alle Forze di supporto rapido (Rsf) guidate dal suo ex vice, il generale Mohamed Hamdan Dagalo.
È stato l’esercito a lanciare un attacco all’alba, in quella che è considerata la prima grande offensiva da mesi, per riconquistare alcuni quartieri della capitale controllati dalle Rsf.
“L’esercito è impegnato in aspri combattimenti a Khartoum”, ha dichiarato all’Afp una fonte militare che ha chiesto di restare anonima.
“I soldati hanno attraversato due ponti strategici sul Nilo, che separano i quartieri di Khartoum controllati dall’esercito da quelli in mano alle Rsf”, ha aggiunto.
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Nei primi mesi di guerra i paramilitari avevano conquistato la quasi totalità di Khartoum. Ma nel corso di una grande offensiva a febbraio l’esercito aveva ripreso il controllo di gran parte di Omdurman, una città che fa parte dell’area metropolitana della capitale.
Dall’inizio del conflitto si è combattuto spesso in aree densamente popolate. Entrambe le parti sono accusate di crimini di guerra per aver deliberatamente preso di mira i civili e bloccato gli aiuti umanitari.
Sono morte decine di migliaia di persone, con stime che vanno da ventimila a 150mila.
Secondo le Nazioni Unite, la guerra ha causato più di dieci milioni di sfollati, circa un quinto della popolazione sudanese, in una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi anni.
I combattimenti a Khartoum arrivano dopo che nello scorso fine settimana le Rsf avevano lanciato un’offensiva ad Al Fashir, che con i suoi due milioni di abitanti è la più grande città del Darfur, nell’ovest del paese.
Il 26 settembre l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha lanciato l’allarme per “l’alto rischio di violenze etniche” nel caso Al Fashir cadesse nelle mani dei paramilitari.
“La situazione in Sudan è apocalittica”, ha affermato Filippo Grandi, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno chiesto un cessate il fuoco immediato, esprimendo preoccupazione per le interferenze straniere, con gli Emirati Arabi Uniti che sono accusati di fornire armi alle Rsf.