Almeno duecento persone sono morte nelle alluvioni e nelle frane causate dalle forti piogge che hanno colpito il Nepal, e in particolare la capitale Kathmandu, secondo un nuovo bilancio fornito dalle autorità il 30 settembre.

Ampie zone dell’est e del centro del paese himalayano sono allagate dal 27 settembre, come anche alcuni quartieri di Kathmandu, paralizzando la circolazione.

“Almeno duecento persone sono morte e ventisei risultano disperse”, ha dichiarato all’Afp Rishi Ram Tiwari, portavoce del ministero dell’interno.

“Le nostre priorità sono la ricerca e il salvataggio, anche delle persone rimaste bloccate sulle strade”, ha aggiunto.

Trentacinque persone sono morte travolte da una frana su una strada a sud di Kathmandu, ha dichiarato all’Afp Dan Bahadur Karki, portavoce della polizia.

L’esercito nepalese ha affermato di aver condotto più di quattromila operazioni d’evacuazione, usando elicotteri, imbarcazioni a motore e scialuppe di salvataggio.

Le difficoltà nei trasporti hanno causato le prime carenze di verdure nella capitale, con un notevole aumento dei prezzi.

“Di solito riceviamo 600-700 tonnellate di verdure al giorno, ma ieri ne sono arrivate solo 156”, ha dichiarato Binay Shrestha, che lavora in uno dei principali mercati di Kathmandu.

Secondo i dati provvisori del dipartimento d’idrologia e meteorologia, le stazioni di quattordici distretti del Nepal hanno registrato precipitazioni record il 27 settembre.

La stazione situata nell’aeroporto di Kathmandu ha registrato 240 millimetri di pioggia, il dato più alto dal 2002.

I voli interni da e per la capitale nepalese sono ripresi la mattina del 29 settembre, dopo essere rimasti sospesi per quasi quarantott’ore. Più di 150 voli sono stati cancellati.

La stagione dei monsoni, che va da giugno a settembre, causa ogni anno devastazioni in Asia meridionale, ma negli ultimi anni le alluvioni e le frane si sono aggravate.

Secondo gli scienziati, la crisi climatica ha aumentato l’intensità, la frequenza e la durata degli eventi estremi.

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