Il 23 ottobre la candidata democratica Kamala Harris ha accusato pubblicamente il suo rivale repubblicano Donald Trump di essere un fascista, dando il via a una fase finale molto aspra della campagna elettorale per le presidenziali.
“Pensa che Donald Trump sia un fascista?”, le ha chiesto un giornalista della Cnn nel corso di un incontro pubblico con gli elettori in Pennsylvania, organizzato dall’emittente.
“Sì, lo penso”, ha risposto la candidata democratica.
“Gli statunitensi non vogliono un presidente che ammira i dittatori ed è un fascista”, ha aggiunto.
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La domanda si riferiva ad alcuni commenti fatti questa settimana da John Kelly, ex capo di gabinetto della Casa Bianca all’epoca della presidenza Trump.
Kelly, un ex generale, aveva espresso l’opinione che l’ex presidente corrispondesse alla definizione di fascista, ricordando le sue affermazioni secondo cui “Adolf Hitler ha fatto anche delle cose buone”.
Secondo Harris, Kelly ha voluto lanciare un allarme in vista di elezioni presidenziali che probabilmente si decideranno per poche migliaia di voti in alcuni stati chiave.
In un breve discorso tenuto lo stesso giorno a Washington, la candidata democratica aveva definito Trump “uno squilibrato in cerca del potere assoluto”.
Il 29 ottobre Harris pronuncerà una “requisitoria finale” contro Trump a Washington, nel luogo in cui l’ex presidente ha arringato migliaia di sostenitori prima dell’assalto al congresso del 6 gennaio 2021.
Anche Trump ha definito in passato la sua rivale “fascista”, oltre che “marxista” e “comunista”.
Il 23 ottobre il candidato repubblicano ha tenuto un comizio in Georgia, senza soffermarsi sulla nuova accusa, resa pubblica dal quotidiano britannico Guardian, di aver molestato sessualmente una modella negli anni novanta.
“Quest’elezione è una scelta tra altri quattro anni d’incompetenza, fallimento e disastro, e i quattro anni più trionfali nella storia del nostro paese”, ha affermato.