Siamo nella fase in cui i candidati cercano di fare la cosa più difficile in una campagna elettorale: conquistare il voto degli “altri”, di quegli elettori che tendono a sostenere la parte opposta. Questo implica farsi vedere in contesti complicati o apertamente ostili. In settimana Donald Trump ha partecipato a una town hall (un incontro in cui i politici rispondono alle domande degli elettori) organizzata dalla Univision, la principale rete televisiva degli Stati Uniti in lingua spagnola. Harris invece è andata direttamente nella tana del lupo, facendosi intervistare da Fox News, l’emittente che negli anni ha accompagnato e promosso l’ascesa di Trump.
Per il candidato repubblicano l’obiettivo è conquistare consensi in un blocco elettorale, quello delle persone di origine latinoamericana, storicamente vicino ai democratici e che negli ultimi anni ha cominciato a cambiare orientamento. Harris vuole fare qualcosa di simile con le donne bianche conservatrici che potrebbero essere a disagio con l’estremismo dell’avversario.
È difficile dire se i tentativi produrranno risultati, perché il clima politico è molto polarizzato e perché quando ci si mette in gioco in una situazione di quel tipo si rischiano passi falsi che possono fare danni. Ma ci aiutano comunque a individuare i temi portanti di questa campagna elettorale. Nei giorni dopo le elezioni, quando bisognerà capire perché il paese è andato in una certa direzione, si andrà a vedere per prima cosa quanti voti ha preso Trump tra gli elettori delle minoranze e quanto è grande lo scarto sui consensi delle donne a favore di Harris.
Il progressivo allontanamento tra uomini e donne nel modo di vedere la politica è forse una delle dinamiche più importanti della politica statunitense recente, ed è la principale linea di faglia di queste elezioni. Nel 2004 e nel 2008 i democratici superarono i repubblicani nel voto femminile con uno scarto di sette punti percentuali, che sono diventati dieci nel 2012, undici nel 2016 e dodici nel 2020 (secondo le rilevazioni fatte all’uscita dai seggi).
Quest’anno il divario sembra essersi ulteriormente ampliato dopo che Harris ha preso il posto del presidente Biden come candidata democratica. Secondo un sondaggio condotto a settembre dal New York Times e dal Siena college, tra i probabili elettori della Pennsylvania, lo stato che potrebbe decidere l’esito del voto, le donne sostengono Harris con uno scarto del 14 per cento (55 a 41), mentre gli uomini appoggiano Trump con uno scarto di 13 punti percentuali (52 contro 39). Harris ha un vantaggio ancora più grande tra le donne giovani, segno che il divario di genere tra i partiti potrebbe essere una tendenza di lungo periodo.
Anche quest’anno, come nel 2020, sarà cruciale il voto delle elettrici repubblicane e indipendenti che hanno un’istruzione universitaria e vivono nei sobborghi degli stati in bilico. “Il divario di genere condiziona le elezioni”, ha detto al New York Times Jennifer Lawless, docente di politica all’università della Virginia. “Quando i democratici lo sfruttano vincono, quando i repubblicani lo attenuano vincono”.
La frattura di genere è stata alimentata dall’attivismo femminile nato dal movimento #MeToo e soprattutto dall’estremismo di Trump, che sia nelle politiche sia nella retorica è difficile da digerire per molte donne. Da quando Trump è entrato in politica i democratici hanno sfruttato questo elemento per fare appello anche alle elettrici conservatrici in senso tradizionale, ma in questi mesi paradossalmente sono stati soprattutto i repubblicani a mettere il genere al centro della campagna elettorale. Mentre Harris ha volutamente evitato di parlare di quanto sarebbe storica una sua vittoria (il contrario di quello che fece Hillary Clinton otto anni fa), Trump e i suoi alleati hanno trasmesso un messaggio particolarmente divisivo.
Sul New York Times Magazine Emily Bazelon ha raccontato che Trump sta usando contro Harris i tipici argomenti con cui vengono attaccate le donne, molto riconoscibili per la maggior parte delle elettrici: “Ha condiviso sui social un post in cui si diceva che la candidata ha usato il sesso per far carriera, e a fine settembre l’ha definita ‘mentalmente disturbata”’.
Questi messaggi sono accompagnati da un machismo ostentato. “Alla convention del Partito repubblicano l’ex lottatore Hulk Hogan si è strappato la maglietta sul palco. L’ex presidente si è fatto intervistare da YouTubers che hanno realizzato un video in cui guardano Harris parlare alla convention democratica e uno dei ragazzi del gruppo le spacca la faccia sullo schermo con una mazza”.
La scelta di J.D. Vance come candidato alla vicepresidenza ha iniettato un’enorme dose di antifemminismo nella campagna elettorale: le donne dovrebbero rimanere a casa a prendersi cura dei figli, mentre quelle senza figli, come Harris, sono delle “gattare infelici che vogliono rendere infelice anche il resto del paese”. I repubblicani insistono su questa strategia perché funziona con la loro base elettorale. Negli ultimi anni c’è stata una reazione antifemminista, che è stata particolarmente forte nelle zone del paese a maggioranza bianca, dove ci sono più persone con un basso livello d’istruzione.
Tra tutti gli elettori bianchi senza istruzione universitaria negli stati in bilico, Trump ha un vantaggio tra i 27 e i 44 punti su Harris. “Non sorprende che i numeri di Trump siano più alti tra gli uomini della classe operaia”, scrive Bazelon. “Il Pew Research Center ha chiesto a un gruppo di uomini se secondo loro i progressi delle donne sono avvenuti a spese degli uomini: il 40 per cento di quelli tra i 18 e i 49 anni che sostengono Trump ha risposto di sì, rispetto al 17 per cento degli intervistati in generale. Quegli uomini dicono spesso di sentirsi sminuiti e lasciati indietro”.
La frattura di genere contribuisce a spiegare almeno in parte un’altra importante dinamica che sta segnando la politica statunitense da qualche anno: il calo di consensi dei democratici tra gli elettori delle minoranze. Nel 2008 Barack Obama fu votato (secondo gli exit poll) dal 95 per cento delle persone afroamericane; nel 2012 il dato diminuì leggermente (93 per cento) e poi scese nel 2016, quando la candidata democratica era Hillary Clinton (88 per cento), e calò ancora con Biden (87). Oggi secondo i sondaggi Harris è intorno al 78 per cento, mentre Trump è intorno al 15 (più del doppio rispetto al 2016). Discorso simile vale per gli elettori di origine latinoamericana: in otto anni i democratici hanno perso il 12 per cento dei consensi, e i repubblicani hanno guadagnato 9 punti.
Questi numeri si spiegano in parte con il fatto che i neri e gli ispanici sono tra i più insoddisfatti della situazione economica, in particolare per l’inflazione e il costo della vita. Nel caso degli afroamericani incide anche una “stanchezza” storica verso il Partito democratico, la sensazione di non aver ricevuto nulla in cambio per la decennale fedeltà, o che non siano stati fatti veri progressi contro il razzismo.
Ma c’è anche un fattore culturale, che si intreccia con il discorso di poco fa sull’allargamento del divario politico tra uomini e donne: “A spostarsi verso i repubblicani sono soprattutto gli uomini afroamericani e ispanici”, scrive la Bbc. “Tendono a essere più conservatori di altri elettori tradizionalmente democratici, e molti pensano che il partito si sia spostato troppo a sinistra su temi come l’identità di genere, l’aborto e i diritti dei gay”.
Rispetto a Biden nel 2020, Harris perde 15 punti percentuali tra i maschi afroamericani. Un dato allarmante per i democratici, che in settimana hanno cercato di correre ai ripari annunciando una lista di proposte politiche definita “un’agenda per le opportunità dei neri”.
L’ex presidente Barack Obama si è rivolto proprio ai maschi neri prima di un comizio in Pennsylvania: “Da una parte c’è qualcuno che è cresciuto come te, ti conosce, è andato al college con te, capisce le lotte, il dolore e la gioia che derivano da quelle esperienze”, ha detto elencando le proposte politiche di Harris. “Trump ha costantemente mostrato disprezzo non solo per le vostre comunità, ma anche per voi come individui. E voi state pensando di farvi da parte?”. Obama ha anche accennato al fatto che dietro lo scarso sostegno di questi elettori nei confronti di Harris possa esserci il disagio all’idea di eleggere la prima donna presidente.
Trump sta corteggiando gli elettori afroamericani a modo suo, dicendogli che in caso di vittoria di Kamala Harris i loro quartieri sarebbero invasi dagli immigrati.
Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.
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