Il 3 dicembre il parlamento norvegese ha approvato una legge che estende la possibilità di abortire fino alla diciottesima settimana di gravidanza.

I deputati hanno approvato a larga maggioranza un progetto di legge presentato del governo di minoranza di centrosinistra, che sostituirà la normativa attualmente in vigore, adottata nel 1978.

Il punto principale della legge è l’estensione dalla dodicesima alla diciottesima settimana di gravidanza del periodo in cui le donne sono libere di abortire, come avviene nella vicina Svezia.

Attualmente in Norvegia è possibile abortire oltre la dodicesima settimana, ma solo con l’approvazione di un comitato di valutazione composto da due medici (un uomo e una donna).

Secondo i sostenitori della legge, il sistema attuale è obsoleto e paternalistico, e non dà alle donne “pieno controllo sul proprio corpo”.

Gli oppositori, tra cui i deputati del Partito popolare cristiano, sostengono invece che autorizzare gli aborti tardivi, spesso legati a problemi di viabilità del feto, significa “eliminare il paziente invece della malattia”.

La legge estende alla diciottesima settimana anche la possibilità per una donna di ridurre il numero dei feti in caso di gravidanza multipla.

Secondo l’Istituto norvegese di sanità pubblica, l’anno scorso l’83,7 per cento degli aborti è stato effettuato prima della nona settimana di gravidanza.

Solo il 4,7 per cento è stato effettuato dopo la dodicesima settimana, con l’approvazione del comitato di valutazione.

A maggio anche la Danimarca ha annunciato di voler estendere il limite dalla dodicesima alla diciottesima settimana con una legge che, se approvata, entrerà in vigore il 1 giugno 2025.

Gli stati dell’Europa occidentale che consentono gli aborti più tardivi sono il Regno Unito e i Paesi Bassi (ventiquattro settimane), e l’Islanda (ventidue).