Le Bahamas hanno annunciato il 5 dicembre di aver respinto una proposta del presidente eletto statunitense Donald Trump di accogliere sul proprio territorio i migranti irregolari che saranno espulsi dagli Stati Uniti.
Secondo la Nbc News, il team del presidente eletto avrebbe compilato una lista di possibili destinazioni per i migranti: Bahamas, Panamá, Grenada e Turks e Caicos.
Due di questi paesi, Panamá e Turks e Caicos, si sono dichiarati contrari prima ancora delle Bahamas.
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“Le Bahamas hanno ricevuto una proposta, ma il primo ministro Philip Davis l’ha valutata e poi respinta con fermezza”, ha affermato in un comunicato il governo dell’arcipelago, che fa parte del Commonwealth e si trova a poche centinaia di chilometri dalle coste della Florida.
“Le Bahamas non dispongono delle risorse per soddisfare una richiesta simile”, ha dichiarato l’ufficio del primo ministro.
Il ministero degli esteri di Panamá ha chiarito invece di non aver ricevuto alcuna proposta, precisando però “che il paese non ha alcun obbligo in base al diritto internazionale di accogliere migranti espulsi che non abbiano nazionalità panamense”.
“L’imposizione unilaterale di programmi d’espulsione verso paesi terzi, come quello apparentemente previsto dalla futura amministrazione Trump, sono fondamentalmente in contrasto con le norme internazionali”, ha dichiarato Arlington Musgrove, ministro dell’immigrazione di Turks e Caicos, che sta già affrontando un’ondata migratoria da Haiti.
“Le isole Turks e Caicos non parteciperanno a programmi che prevedono il trasferimento di migranti contro la loro e la nostra volontà”, ha aggiunto.
La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha espresso il 5 dicembre la speranza che la futura amministrazione Trump possa rinnovare l’accordo attualmente in vigore in base al quale Washington deve espellere direttamente nei paesi d’origine i migranti irregolari non messicani arrivati negli Stati Uniti passando per il Messico.
Trump, che s’insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, si è impegnato ad avviare la più grande operazione di espulsione di immigrati irregolari nella storia degli Stati Uniti.
Durante la campagna elettorale ha ripetutamente preso di mira gli immigrati, che secondo lui “avvelenano il sangue del paese”, denunciando “un’invasione” e promettendo di reintrodurre una politica di separazione delle famiglie alla frontiera con il Messico.
Durante il primo mandato di Trump quasi quattromila bambini migranti erano stati separati dai genitori e messi in detenzione.