La sera del 13 dicembre è prevista nella capitale Tbilisi una nuova manifestazione contro la sospensione dei negoziati per l’adesione all’Unione europea, alla vigilia dell’elezione in parlamento del prossimo presidente del paese, che con ogni probabilità sarà il filorusso Mikheil Kavelashvili.
La Georgia è in preda a una grave crisi politica dalle elezioni legislative del 26 ottobre, vinte dal partito al potere Sogno georgiano ma, secondo l’opposizione e la presidente Salomé Zourabichvili, caratterizzate da gravi irregolarità.
La crisi si è aggravata il 28 novembre, quando il primo ministro filorusso Irakli Kobakhidze ha annunciato la sospensione, almeno fino al 2028, dei negoziati per l’adesione all’Unione europea, un obiettivo sancito dalla costituzione georgiana.
La manifestazione del 13 dicembre, che si svolgerà per il sedicesimo giorno consecutivo, proseguirà fino a notte fonda. L’obiettivo dei manifestanti è far cadere il governo, che accusano di voler rafforzare i legami con Mosca.
Le tensioni dovrebbero aumentare il 14 dicembre, quando con ogni probabilità i deputati di Sogno georgiano eleggeranno come presidente del paese Kavelashvili, un ex calciatore filorusso.
La votazione sarà boicottata dall’opposizione, che dal 26 ottobre non partecipa ai lavori parlamentari.
L’attuale presidente, la filoeuropea Zourabichvili, che nonostante i poteri limitati sta cercando di ostacolare i piani del governo, ha annunciato che rifiuterà di farsi da parte finché non saranno organizzate nuove elezioni legislative.
Negli ultimi quindici giorni la polizia ha più volte usato i cannoni ad acqua e i gas lacrimogeni contro i manifestanti.
La repressione è stata denunciata dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. Il 13 dicembre Washington ha anche annunciato restrizioni sui visti per venti politici e funzionari georgiani accusati di “minare la democrazia”.
Secondo i dati ufficiali, più di quattrocento manifestanti sono stati arrestati.