Il 13 gennaio il nuovo presidente libanese Joseph Aoun ha nominato primo ministro Nawaf Salam, presidente della Corte internazionale di giustizia (Cig), incaricandolo di formare un governo.
La candidatura di Salam, 71 anni, era sostenuta principalmente dalle forze politiche che si oppongono al gruppo sciita filoiraniano Hezbollah, uscito indebolito dalla guerra contro Israele.
“Il presidente Joseph Aoun ha convocato il giudice Nawaf Salam per affidargli l’incarico di formare un governo”, ha affermato la presidenza libanese al termine delle consultazioni parlamentari. Al momento della convocazione Salam si trovava all’estero.
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L’elezione di Aoun a presidente, avvenuta il 9 gennaio e sostenuta, secondo i politici libanesi, dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, aveva colmato un vuoto che durava da più di due anni e che aveva contribuito ad aggravare la crisi politica ed economica del Libano.
Diretto da un governo ad interim guidato da Najib Miqati, il Libano era senza presidente dall’ottobre 2022 a causa di forti tensioni politiche.
L’arrivo alla presidenza di Aoun è stato favorito dalle difficoltà di Hezbollah, indebolito da due mesi di guerra aperta con Israele e dalla caduta del regime di Bashar al Assad in Siria.
In base al sistema confessionale di condivisione del potere in vigore in Libano, la presidenza spetta a un cristiano maronita, la guida del governo a un musulmano sunnita e la presidenza del parlamento a un musulmano sciita.
Salam ha ottenuto i voti di 84 deputati sui 128 dell’assemblea nazionale, mentre nove hanno votato per Miqati e gli altri trentacinque, compresi quelli di Hezbollah, non hanno sostenuto alcun candidato.
Il 13 gennaio il quotidiano Al Akhbar, considerato vicino ad Hezbollah, aveva definito un’eventuale nomina di Salam “un colpo di stato orchestrato dagli Stati Uniti”.
Il nuovo primo ministro dovrà affrontare sfide difficili, tra cui l’approvazione di riforme economiche che soddisfino i donatori internazionali.
Avrà anche il compito di ricostruire il sud del paese, devastato dalla guerra con Israele.
L’accordo di tregua, entrato in vigore il 27 novembre, prevede il dispiegamento dell’esercito libanese nel sud del paese dopo il ritiro entro sessanta giorni delle truppe israeliane, mentre Hezbollah deve ripiegare a nord del fiume Litani, smantellando le sue infrastrutture militari.