Un funzionario di Hamas ha dichiarato che il 9 febbraio le truppe israeliane hanno completato il ritiro da una strada strategica che divide in due la Striscia di Gaza, il corridoio Netzarim. Il ritiro delle truppe fa parte degli accordi previsti nella fragile tregua che Israele e Hamas stanno attuando.
“Le forze israeliane hanno smantellato le loro postazioni militari e hanno ritirato completamente i loro carri armati dal corridoio Netzarim sulla via Salah al Din, permettendo ai veicoli di passare liberamente in entrambe le direzioni”, ha dichiarato un funzionario del ministero dell’interno della Striscia di Gaza, gestito da Hamas.
Un giornalista dell’Afp che si trovava nell’area di Netzarim, che controlla i punti di accesso chiave tra il nord e il sud del territorio, ha dichiarato che il 9 febbraio in effetti non erano presenti forze armate israeliane.
I giornalisti dell’Afp hanno visto auto, autobus, camioncini e carretti trainati da asini percorrere via Salah al Din sia da nord sia da sud, attraversando il corridoio Netzarim, dove si trovava un checkpoint israeliano.
Secondo un alto funzionario di Hamas, il ritiro israeliano da Netzarim era stato programmato per il 9 febbraio, secondo i termini di una tregua entrata in vigore il 19 gennaio, dopo oltre quindici mesi dall’inizio dell’operazione militare nella Striscia di Gaza.
L’Afp non è in grado di verificare in modo indipendente i dettagli dell’accordo di cessate il fuoco, perché il testo non è stato reso pubblico.
Un funzionario della sicurezza israeliana, che ha chiesto l’anonimato, ha dichiarato all’Afp: “Ci stiamo preparando ad attuare l’accordo di cessate il fuoco secondo le linee guida dei vertici politici”.
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Secondo i termini del cessate il fuoco, Israele e Hamas stanno conducendo una serie di scambi di ostaggi e prigionieri. Il quinto scambio di questo tipo ha avuto luogo l’8 febbraio e ha visto il rilascio di tre ostaggi israeliani e 183 prigionieri palestinesi.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito i miliziani di Hamas “mostri”, dopo la consegna dei tre ostaggi, che sono apparsi dimagriti e provati dalla prigionia. L’ospedale che ha in cura gli ostaggi ha dichiarato che Or Levy ed Eli Sharabi erano in “cattive condizioni di salute”, mentre Ohad Ben Ami era in “un grave stato nutrizionale”.
Tra i prigionieri palestinesi liberati dalle carceri israeliane, il gruppo di difesa dei prigionieri palestinesi ha dichiarato che sette hanno avuto bisogno di essere ricoverati in ospedale e ha denunciato la “brutalità” e i maltrattamenti in carcere.
“Abbiamo sempre sognato che questo accadesse, che un giorno il direttore della prigione fosse costretto ad aprire i cancelli”, ha detto il prigioniero Shadi Barghouti, ancora in tuta grigia da carcerato, dopo la liberazione.
L’ultimo scambio è avvenuto mentre erano in corso i negoziati per la prossima fase del cessate il fuoco, che dovrebbe aprire la strada a una fine permanente del conflitto.
Ma l’alto funzionario di Hamas, Bassem Naim, l’8 febbraio ha dichiarato che Israele sta temporeggiando e che la “mancanza di impegno nell’attuazione della prima fase… espone l’accordo al pericolo e quindi potrebbe fermarsi e fallire”.
All’inizio della settimana scorsa, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scatenato l’indignazione globale suggerendo che Washington dovrebbe prendere il controllo della Striscia di Gaza e sgomberare i suoi abitanti. Trump ha detto che l’Egitto o la Giordania potrebbero accogliere i palestinesi di Gaza, un’idea che i due paesi hanno rifiutato categoricamente.