L’esercito israeliano manterrà la sua presenza in cinque “punti strategici” nel sud del Libano anche dopo la data limite per il ritiro prevista dall’accordo di tregua, il 18 febbraio, ha affermato il 17 febbraio un portavoce.

“Considerando la situazione attuale, abbiamo deciso di mantenere temporaneamente un numero limitato di soldati in cinque punti strategici vicino al confine, in modo da poter continuare a difendere il nostro popolo da possibili minacce”, ha dichiarato alla stampa Nadav Shoshani, un portavoce dell’esercito.

“Si tratta di una misura temporanea fino a quando le forze armate libanesi non saranno in grado di attuare pienamente l’accordo di tregua”, ha aggiunto.

L’accordo, in vigore dal 27 novembre, ha messo fine a più di due mesi di guerra aperta tra Israele e il gruppo libanese Hezbollah, seguita a quasi un anno di scambi di fuoco al confine, legati al conflitto nella Striscia di Gaza.

Prevede una tregua di sessanta giorni, successivamente prorogata al 18 febbraio, durante la quale l’esercito israeliano ed Hezbollah dovrebbero ritirarsi dal sud del Libano per fare posto all’esercito libanese.

In particolare, Hezbollah dovrebbe ritirarsi a nord del fiume Litani, a circa trenta chilometri dal confine, smantellando le sue infrastrutture militari nella zona.

Un comitato composto da Stati Uniti, Francia, Libano, Israele e Nazioni Unite ha il compito di monitorare il rispetto dell’accordo.

“Abbiamo spiegato al comitato che il mantenimento della nostra presenza in cinque punti strategici è indispensabile per evitare una ripresa delle ostilità”, ha affermato Shoshani.

Il governo libanese aveva chiesto il ritiro completo dell’esercito israeliano entro il 18 febbraio, come previsto dall’accordo di tregua.

Intanto, il 17 febbraio l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso in un raid a Sidone, nel sud del Libano, un comandante del gruppo palestinese Hamas, alleato di Hezbollah.