Il 18 febbraio il Giappone si è impegnato a ridurre le emissioni di gas serra del 60 per cento entro il 2035, rispetto ai livelli del 2013, nell’ambito di un piano che prevede una profonda revisione della sua strategia energetica.

La quarta economia mondiale, ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, aveva già fissato l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Il nuovo impegno di riduzione delle emissioni è stato assunto tramite i Contributi determinati a livello nazionale (Ndc), che Tokyo, come tutti gli altri firmatari dell’accordo di Parigi sul clima, doveva presentare alle Nazioni Unite entro il 10 febbraio.

Dei quasi duecento paesi coinvolti, solo dieci hanno rispettato i termini, secondo le Nazioni Unite.

Il Giappone si è anche impegnato a ridurre le emissioni del 73 per cento entro il 2040, ha precisato il ministero dell’ambiente.

“Questo piano ambizioso è in linea con l’obiettivo globale dell’accordo di Parigi di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi in più rispetto all’era preindustriale”, ha aggiunto.

In occasione della presentazione del precedente Ndc, nel marzo 2020, il Giappone si era impegnato a ridurre le emissioni di appena il 26 per cento entro il 2030, suscitando aspre critiche da parte degli scienziati e delle ong ambientaliste.

Nel 2023 quasi il 70 per cento del fabbisogno di elettricità del Giappone era fornito da centrali termiche alimentate a carbone e idrocarburi.

Le importazioni di combustibili fossili, pari al 23 per cento del totale, costano al Giappone 470 milioni di dollari al giorno, secondo i dati delle dogane giapponesi per il 2024.

Per rimediare a questa situazione, nel dicembre scorso il governo guidato da Shigeru Ishiba aveva presentato un piano preliminare per rendere le rinnovabili la principale fonte di elettricità del paese entro il 2040, potenziando al tempo stesso lo sviluppo dell’energia nucleare, a quattordici anni dalla catastrofe di Fukushima.

In base al piano, i cui dettagli sono stati perfezionati e svelati il 18 febbraio, le centrali termiche forniranno tra il 30 e il 40 per cento dell’elettricità entro il 2040.

Le rinnovabili forniranno invece tra il 40 e il 50 per cento dell’elettricità, contro il 23 per cento del 2023.