Il 19 febbraio gli impiegati della protezione ambientale hanno cominciato a praticare l’eutanasia a 90 delfini che si erano arenati su una spiaggia dell’isola della Tasmania, in Australia, dopo che sono falliti i tentativi di rimetterli in mare.

In totale 157 delfini si erano arenati nel giro di quarantott’ore vicino ad Arthur River, una località poco popolata nel nordovest della Tasmania. Sessantasette erano già morti all’arrivo dei soccorritori.

Secondo il dipartimento dell’ambiente locale, si tratta di esemplari di pseudorca (Pseudorca crassidens), un grande delfino predatore.

“In seguito a un’attenta valutazione, abbiamo deciso di praticare l’eutanasia agli animali ancora in vita”, ha affermato Shelley Graham, responsabile della protezione della fauna selvatica in Tasmania.

I tentativi di rimettere in mare le pseudorche, alcune delle quali pesano più di una tonnellata, non hanno avuto successo, ha dichiarato il biologo Kris Carlyon.

“Purtroppo la spiaggia si trova in una zona remota e quasi inaccessibile dell’isola”, ha precisato.

In precedenza il dipartimento dell’ambiente locale aveva citato “le condizioni del mare e la difficoltà di far arrivare attrezzature pesanti sulla spiaggia”.

“Legami sociali forti”

Gli spiaggiamenti di massa dei cetacei sono sempre più frequenti nel mondo. Le cause sono ancora sconosciute, ma potrebbero essere legate ad attività umane.

“Quel che è certo è che questi animali hanno legami sociali forti, e un esemplare disorientato può attirare tutti gli altri verso la riva”, ha affermato Carlyon.

“La Tasmania è un punto caldo per gli spiaggiamenti di massa, forse a causa della sua posizione geografica”, ha dichiarato Vanessa Pirotta, specializzata nella fauna marina.