Il 23 marzo il governo israeliano ha approvato all’unanimità una mozione di sfiducia nei confronti della procuratrice dello stato Gali Baharav-Miara, avviando un’inedita procedura di destituzione.
La decisione arriva pochi giorni dopo il licenziamento di Ronen Bar, direttore del servizio di sicurezza interno Shin bet, che era ai ferri corti con il primo ministro Benjamin Netanyahu. Baharav-Miara aveva espresso forti dubbi sul licenziamento di Bar.
“Il governo israeliano ha approvato all’unanimità una mozione di sfiducia proposta dal ministro della giustizia Yariv Levin nei confronti della consigliera giuridica del governo Gali Baharav-Miara”, ha affermato il ministero della giustizia in un comunicato.
In base alla legge israeliana, il procuratore dello stato è anche consigliere giuridico del governo.
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Levin ha motivato il provvedimento con “la condotta inappropriata di Baharav-Miara e le continue divergenze con il governo, che impediscono un’efficace collaborazione”.
Il ministro della giustizia dovrà ora avviare delle consultazioni riguardo alla destituzione di Baharav-Miara, che ha escluso di dimettersi e ha ricevuto il sostegno della procura generale.
In una lettera indirizzata al governo il 23 marzo, Baharav-Miara ha affermato che “in realtà Levin non vuole un’efficace cooperazione, ma la sua sottomissione al governo”. “L’obiettivo è un potere esecutivo senza limiti”, ha aggiunto.
Intanto, il licenziamento di Bar, sospeso temporaneamente dalla corte suprema, ha causato un’ondata di proteste nel paese.
Il 23 marzo centinaia di persone hanno invece partecipato a manifestazioni contro la destituzione di Baharav-Miara davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, e alla residenza privata di Netanyahu a Gerusalemme.
Le relazioni tra la procuratrice dello stato e il governo sono tese dall’insediamento di Netanyahu, nel 2022.
Nel dicembre 2022 Baharav-Miara aveva avvertito che un progetto di riforma della giustizia promosso dal governo minacciava di trasformare Israele in una “democrazia di nome ma non di fatto”. Il progetto aveva poi causato un’ondata di proteste nella primavera del 2023.