Il 1 aprile la Cina ha mobilitato le sue forze terrestri, navali e aeree per un’esercitazione militare che simula un blocco dell’isola di Taiwan, rivendicata da Pechino.

“Le forze armate cinesi si stanno avvicinando a Taiwan da varie direzioni”, ha dichiarato Shi Yi, portavoce del comando orientale dell’esercito cinese, definendo le manovre “legittime e necessarie per salvaguardare la sovranità e l’unità della Cina”.

Taiwan ha reagito schierando aerei e navi militari, e attivando i suoi sistemi missilistici.

La Cina comunista non ha mai esercitato la sua sovranità su Taiwan, ma considera l’isola parte integrante del suo territorio e non esclude l’uso della forza per assumerne il controllo.

Secondo il ministero della difesa di Taiwan, la Cina ha schierato 71 aerei, quattro navi della guardia costiera e ventuno navi da guerra, tra cui una portaerei, la Shandong.

L’obiettivo dell’esercitazione militare è “rafforzare la capacità della Cina di condurre attacchi di precisione multidirezionali e lanciare un avvertimento alle forze indipendentiste di Taiwan”, hanno affermato le forze armate cinesi.

Secondo alcuni esperti, la Cina potrebbe tentare in futuro un blocco di Taiwan piuttosto che lanciare una vera invasione, che sarebbe molto più rischiosa.

Il 1 aprile il ministero degli esteri cinese ha affermato che “tutte le iniziative volte a favorire l’indipendenza di Taiwan sono destinate al fallimento”.

Un portavoce dell’ufficio per gli affari taiwanesi a Pechino ha anche avvertito che “l’indipendenza di Taiwan significa guerra” e che promuoverla equivale a spingere gli abitanti dell’isola “verso un pericoloso conflitto armato”.

Il mese scorso il presidente taiwanese Lai Ching-te aveva definito la Cina una “forza straniera ostile” e proposto nuove misure per combattere lo spionaggio cinese.

La questione di Taiwan è uno dei principali punti di tensione tra la Cina e gli Stati Uniti.