Il Sud Sudan ha annunciato l’8 aprile che accoglierà un congolese espulso dagli Stati Uniti, dopo che un primo rifiuto aveva innescato delle misure di ritorsione di Washington, con la revoca di tutti i visti concessi ai cittadini sudsudanesi.
Annunciando la revoca dei visti il 5 aprile, il segretario di stato statunitense Marco Rubio aveva accusato Juba di non aver accolto i sudsudanesi espulsi dal suo paese e di “volersi approfittare degli Stati Uniti”.
Il 7 aprile il ministero degli esteri del Sud Sudan aveva spiegato che il rifiuto era dovuto al fatto che una delle persone espulse era in realtà un cittadino della Repubblica Democratica del Congo che usava un nome falso. Aveva anche sottolineato di aver “sempre collaborato pienamente con gli Stati Uniti in materia d’immigrazione ed espulsioni”.
L’8 aprile il ministero ha però precisato che “in nome dell’amicizia tra il Sud Sudan e gli Stati Uniti” aveva deciso di autorizzare “l’ingresso nel paese del cittadino congolese”.
L’arrivo dell’uomo è previsto il 9 aprile.
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Cosa succede in Africa. A cura di Francesca Sibani. Ogni giovedì.
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“Il governo continuerà a collaborare con Washington al rimpatrio dei sudsudanesi espulsi dagli Stati Uniti”, hanno affermato le autorità di Juba.
L’8 aprile la portavoce del dipartimento di stato Tammy Bruce ha affermato che “se il Sud Sudan dimostrerà con i fatti la sua piena collaborazione, gli Stati Uniti potranno riesaminare la revoca dei visti”.
Il Sud Sudan, che ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011, è ancora in preda a una cronica instabilità dopo la guerra civile che ha insanguinato il paese tra il 2013 e il 2018.
Il 27 marzo l’opposizione ha annunciato l’abrogazione dell’accordo di pace del 2018 dopo l’arresto del vicepresidente Riek Machar, ai ferri corti con il presidente Salva Kiir.
Le Nazioni Unite temono una ripresa della guerra civile.