Il 15 aprile la giudice federale Paula Xinis ha accusato l’amministrazione Trump di non aver fatto niente per facilitare il ritorno negli Stati Uniti di Kilmar Ábrego García, un migrante espulso per errore verso il Salvador e rinchiuso in una prigione di massima sicurezza.

“Sembra che il governo non abbia intrapreso alcuna azione per garantire il ritorno del signor Ábrego García e conformarsi così a una decisione della corte suprema”, ha affermato.

Il 10 aprile la corte suprema aveva inflitto un duro colpo all’amministrazione Trump, ordinandole di facilitare il ritorno di Ábrego García. “Il governo dovrà inoltre fornire costanti aggiornamenti sulle azioni intraprese per rimediare a questa situazione”, aveva aggiunto il più alto tribunale degli Stati Uniti.

Il 15 aprile la giudice Xinis ha quindi dato ad alcuni alti funzionari dell’amministrazione quattordici giorni di tempo per chiarire quali azioni saranno intraprese per riportare Ábrego García negli Stati Uniti.

Un senatore democratico del Maryland, Chris Van Hollen, ha annunciato che il 16 aprile andrà in Salvador per ottenere informazioni su Ábrego García, “rapito illegalmente dall’amministrazione Trump”.

Il 14 aprile, durante un incontro con il presidente statunitense Donald Trump alla Casa Bianca, il presidente salvadoregno Nayib Bukele aveva affermato di non avere “il potere di rimandarlo negli Stati Uniti”.

Il 15 aprile la moglie di Ábrego García, Jennifer Vasquez Sura, ha chiesto a Trump e Bukele di smetterla di “giocare con la vita di Kilmar”.

Ábrego García, un migrante salvadoregno residente nel Maryland (est) e sposato con una donna statunitense, era stato arrestato il 12 marzo ed espulso tre giorni dopo. Insieme a lui erano stati trasferiti in una prigione di massima sicurezza in Salvador altri ventidue salvadoregni e 238 venezuelani, accusati di far parte di bande criminali.

Il governo statunitense aveva poi riconosciuto che l’espulsione di Abrego Garcia era dovuta a un “errore amministrativo”, dato che un ordine di espulsione nei suoi confronti era stato definitivamente annullato da un tribunale federale nel 2019.

Ma aveva affermato di non poter rimediare all’errore perché l’uomo era stato ormai affidato alle autorità salvadoregne. Aveva inoltre insistito sulla sua appartenenza alla banda criminale Ms-13, che Washington considera un’organizzazione terroristica.

Prima della decisione della corte suprema, la giudice Xinis aveva respinto le argomentazioni del governo, sottolineando che non c’erano prove dell’appartenenza dell’uomo a una banda criminale, e aveva chiesto alle autorità di attivarsi per garantire il suo ritorno negli Stati Uniti entro il 7 aprile.

Secondo la Casa Bianca, il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha accettato di accogliere le persone espulse il 15 marzo in cambio di circa sei milioni di dollari.