“I trafficanti ci hanno detto che le ultime due persone a imbarcarsi avrebbero dovuto prendere timone e bussola. Io gli ho detto che non sapevo usare la bussola né guidare la barca”, dice un minorenne africano arrivato dalla Libia e sospettato dalle autorità italiane di essere uno scafista. “Hanno risposto che non gli interessava. Poi mi hanno picchiato con un tubo”. Secondo i dati del ministero dell’interno, in Italia dal 2013 sono stati arrestati oltre 1.500 presunti scafisti. Ma quanti di questi erano davvero complici dei trafficanti e non semplici migranti obbligati a mettersi al timone? “Se ti viene detto: ‘porta il gommone’ non puoi dire di no, è una questione di vita o di morte”, spiega Amir Sharaf, interprete del Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina.

Nei tribunali italiani le pene previste per chi è accusato di aver guidato un’imbarcazione carica di migranti sono spesso molto severe. Per la prima volta però, l’8 settembre 2016, nella sentenza di assoluzione di due presunti scafisti, un giudice di Palermo ha descritto la loro condizione come dettata da uno “stato di necessità”.

Il video di Zona e Unozerozerouno.

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