“Se mi chiedete com’è il Burundi rispondo che è il paese più bello del mondo”, dice nel video Gérard, cittadino italiano originario del Burundi. “Purtroppo, però, tante persone sono scappate in Ruanda perché non si sentivano al sicuro”.
Il Burundi è tra le nazioni più povere al mondo. Dagli anni novanta all’inizio degli anni duemila il paese ha vissuto una guerra civile a sfondo etnico che ha causato 300mila morti. Nel 2005 è andato al potere il presidente Pierre Nkurunziza, un ex leader ribelle, che con il passare del tempo ha cominciato a governare con metodi sempre più autoritari. Nel 2015 la sua rielezione per un terzo mandato, non previsto dalla costituzione, ha alimentato delle manifestazioni di protesta, durante le quali c’è stato un tentativo di colpo di stato. Il governo ha scatenato una repressione durissima, che ha causato centinaia di morti e di profughi.
Il video di Cristiano Tinazzi e Ruben Lagatolla.
Da sapere
Nel 1993, l’omicidio di Melchior Ndadaye, il primo presidente di etnia hutu nella storia del Burundi, ha fatto scoppiare violenze a sfondo etnico tra le comunità hutu e tutsi del paese. Qui, come nel vicino Ruanda, gli hutu sono la maggioranza mentre i tutsi costituiscono l’élite economica e sociale. Questa divisione ha radici storiche, ma è in gran parte una conseguenza delle politiche adottate durante la dominazione coloniale belga e tedesca.
In Burundi la rivalità tra hutu e tutsi ha causato una guerra civile, durata dal 1993 al 2005. Nel 1994, in Ruanda, le tensioni etniche, alimentate dalla propaganda del governo hutu, hanno portato a un genocidio che è costato la vita ad almeno 800mila persone, principalmente tutsi o hutu moderati.
Oggi, secondo l’Unhcr, sono circa 345mila i burundesi che vivono come rifugiati nei paesi confinanti.
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