Julia Margaret Cameron è nata nel 1815 a Calcutta, in India. Insieme alle sue sorelle, era conosciuta per la sua bellezza e la sua intelligenza. “Indossava spesso abiti scuri, e aveva l’odore dei prodotti chimici che usava in camera oscura”, racconta sua nipote Laura Troubridge.

Nel 1863 ricevette la sua prima macchina fotografica come regalo di sua figlia e del suo figliastro, e da allora sperimentò l’arte del ritratto. Trasformò un pollaio in uno studio, ricavò una camera oscura da una cantina per il carbone e cominciò a fotografare amici e familiari, oltre a personalità del mondo della cultura dell’epoca. Tra i suoi modelli ci furono lo scrittore Thomas Carlyle, lo scienziato Charles Darwin e l’astronomo John Herschel. Tra le sue muse preferite sua nipote Julia, la madre di Virginia Woolf, e la sua domestica Mary Hillier.

Come fotografa del periodo vittoriano, Cameron ha realizzato immagini allegoriche, mettendo in posa e in costume i suoi modelli, che richiamavano i quadri del periodo romantico e preraffaellita.

L’ambiente fotografico del tempo la criticava perché sembrava avere una scarsa conoscenza della tecnica; per esempio alcune delle sue immagini erano sfocate o a volte si vedono le sue dita nell’inquadratura. Più tardi i critici hanno cominciato ad apprezzare la sua profonda spiritualità e sono andati oltre la tecnica. Oggi è considerata una delle più importanti fotografe ritrattiste del diciannovesimo secolo.

In occasione del bicentenario della sua nascita il Science museum di Londra dedica una retrospettiva all’artista che durerà fino al 28 marzo 2016.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it