Dai primi anni duemila la Fondazione Mast di Bologna ha cominciato un’opera di divulgazione sui rapporti tra fotografia e industria, attraverso la sua biennale e i premi dedicati ai giovani artisti contemporanei.
Nata dall’archivio iconografico di Coesia, un gruppo di aziende bolognesi, nel corso del tempo la fondazione ha acquisito uno straordinario numero di opere provenienti da gallerie, case d’asta, privati, fotografi ed artisti. Una collezione che oggi conta più di seimila immagini tra foto e video che, con autori di fama internazionale e sconosciuti, rappresenta lo sviluppo industriale nella società.
A partire da questo patrimonio eccezionale, il curatore Urs Stahel ha messo a punto The Mast collection - A visual alphabet of industry, work and technology, una mostra che per la prima volta attinge da circa cinquecento immagini della fondazione. Autori come Henri Cartier-Bresson, Richard Avedon, Mimmo Jodice, André Kertesz e Dorothea Lange scandiscono i capitoli concettuali che si snodano lungo questo alfabeto visivo ed espositivo. Una narrazione articolata in cui si incontrano i generi, le tecniche e i progetti più disparati e che accompagnano lo spettatore in un percorso parallelo che affianca la storia dell’industrializzazione a quella della fotografia.
La mostra sarà aperta fino al 22 maggio.
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