Per il fotografo indiano Arko Datto la notte è il momento perfetto per costruire racconti che offrono nuove prospettive su tematiche sociali e politiche. Dopo il primo libro Will my mannequin be home when I return?, uscito nel 2018 e ambientato nel suo paese natale, Datto prosegue la trilogia sulle notti del sudest asiatico con What news of the snake that lost its heart in the fire, abbreviato sulla copertina del libro in Snake fire.

Stavolta il suo sguardo si sposta tra Malaysia e Indonesia, partendo da un fatto realmente accaduto: la storia di un pitone, il più lungo mai visto finora, che esce dalla giungla e arriva in un cantiere di Penang, in Malaysia, dove partorisce tra gli occhi attoniti della popolazione e muore qualche giorno dopo.

Penang, infatti, è una città stravolta dalla speculazione edilizia e dalla deforestazione causata dalla coltivazione della palma da olio. E lì Datto vede un’armonia tra natura e esseri umani ormai persa, un paradiso logorato perfetto come sfondo dei suoi scatti.

Aggiungendo in fase di stampa altri colori metallici e fluorescenti, il fotografo sostituisce tutte le varianti del nero con il blu, il rosa, l’arancione e il rosso, che entrano in scena come scariche elettriche. Snake fire ricrea uno stato allucinatorio irrequieto, in cui gli elementi reali si fondono a un sogno febbrile, dove si manifesta una volta per tutte la perdita di controllo degli umani sulla natura.

What news of the snake that lost its heart in the fire (Snake fire) è pubblicato da L’Artiere e sarà seguito da un terzo capitolo dedicato al Bangladesh.

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