La serie Don’t think of an elephant di Diambra Mariani è nata nel 2018 dopo la proposta da parte dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini di modificare l’articolo 52 del codice penale italiano per estendere il diritto alla legittima difesa.
La fotografa ha cominciato la sua indagine partendo da due rapporti usciti tra il 2018 e il 2019, che inquadrano l’umore dell’Italia su questioni come la sicurezza e la giustizia. Il primo è una ricerca dell’Istat, in cui si stima che il 27,6 per cento degli italiani si sente poco o per niente sicuro a uscire da solo la sera; l’altro è un rapporto del Censis, da cui emerge che un terzo della popolazione adulta ritiene la magistratura italiana costosa, lenta e incapace di garantire la tutela dei diritti delle persone.
“Il numero di crimini è in calo da anni. Allora da dove viene la paura di queste persone, e in che modo reagiscono?”, si è chiesta la fotografa, che per il suo lavoro ha contattato varie organizzazioni che studiano la diffusione delle armi in Italia e altre associazioni che svolgono iniziative sul territorio.
Tra queste la onlus Ogni volta, che si batte per la sensibilizzazione sull’uso e l’abuso di armi in Italia. “È stata fondata da Gabriella Neri, in seguito all’uccisione del marito da parte di un ex collega con disturbi psichici, che era in possesso di una pistola con regolare porto d’armi”. Ma anche l’Osservatorio nazionale sostegno vittime, che nel 2019 ha sostenuto la campagna a favore di una liberalizzazione dell’uso delle armi. Ha incontrato Antonella Chiavalin, la responsabile dell’associazione Controllo del vicinato del Veneto, un’iniziativa nata per spingere le persone a occuparsi di sicurezza nei loro quartieri attraverso un gruppo WhatsAapp.
Alcune immagini sono state scattate nel comune di Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia, dove si concentra la maggior parte della produzione di armi leggere in Italia. “L’esperienza al poligono di tiro locale è stata una sorpresa: ho incontrato ragazze e ragazzi che praticavano la loro disciplina senza avere alcuna fascinazione per il mondo delle armi al di fuori delle competizioni sportive”, racconta Mariani. Poi ha visitato fiere della caccia, negozi di armi e ha seguito un paio di lezioni di Krav Maga nella palestra Bentegodi di Verona: “È un sistema di difesa finalizzato alla neutralizzazione dell’avversario, privo di regole, che prevede l’attacco a parti del corpo ‘sensibili’ come occhi, gola o genitali”, dice Mariani, a cui l’istruttore Mario Zocca ha raccontato che negli ultimi anni è aumentato il numero di iscritti, soprattutto donne.
Secondo l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia (Opal), nel 2020 le licenze per la detenzione di armi in Italia sono aumentate quasi del 10 per cento; inoltre solo nel gennaio 2023 sono stati commessi tre femminicidi con armi da fuoco detenute legalmente. “Questi dati aggiornati continuano a farmi riflettere sulla questione della vendetta privata. Quando saranno pubblicati i nuovi studi sulla percezione della sicurezza e sull’impatto, se c’è stato, della nuova legge sulla legittima difesa mi piacerebbe proseguire la mia indagine”.
Il progetto di Mariani è esposto a Padova nell’ambito dell’International month of photojournalism (Imp), il festival di fotogiornalismo, diretto da Riccardo Bononi, che fino al 25 giugno propone mostre, incontri, letture portfolio e workshop. Tra gli altri fotografi in mostra ci sono Finbarr O’Reilly, Matteo de Mayda, Catalina Martin Chico e Gaia Squarci.
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