
Preparatevi perché questo è un grande libro, in tutti i sensi. Nella sua epopea caotica e meravigliosa, Namwali Serpell ci conduce in un mondo indimenticabile in parte storico, in parte fantascientifico, interamente politico, e spesso tanto straziante quanto stranamente esilarante. Diviso in tre parti – Le nonne, Le madri, _I figli _– il debutto di Serpell è il racconto di tre famiglie zambiane che attraversano il colonialismo bianco, i movimenti di liberazione e le incertezze del futuro, il tutto pieno di colori e rumori tumultuosi come un bazar all’aperto. Una parte è narrata da un misterioso sciame di insetti portatori di virus, il cui commento guida la storia come un coro greco. Il libro si apre nel 1904 con un bianco britannico, Percy M. Clark, che vaga in un insediamento vicino alle cascate Vittoria chiamato Old Drift. I nativi sono frustati, le malattie si diffondono e la povertà dilaga. La missione dell’uomo bianco è di costruire la più grande diga sul fiume Zambesi, cosa che la popolazione nativa non vuole. Serpell racconta come gli africani si ribellano, conquistano l’autogoverno e sostituiscono la bandiera britannica con quella dello Zambia. Questo non significa che la situazione politica si risolva. Ci sono due virus in circolazione, e Serpell li collega agilmente: una febbre letale e la piaga distruttiva del razzismo. Infatti, quando un vaccino diventa disponibile, la popolazione bianca lo rifiuta, temendo che possa scurirgli la pelle, una prospettiva considerata peggiore della morte. Anche se ha una trama che sfreccia verso la sua conclusione in un vortice di storia e mistero, _Capelli, lacrime e zanzare _è anche incentrato sui personaggi, uomini iperambiziosi e donne straordinarie. Sono loro le vere stelle. Incontriamo Sibilla, e i suoi capelli che non smettono mai di crescere. Soffriamo con Agnes, che diventa cieca. Piangiamo per Matha e per il suo cuore spezzato. Queste donne s’innamorano follemente, sono tradite, e continuano ad andare avanti. La scrittura è splendida e in sintonia con il realismo magico. Anche se il romanzo è un po’ sovraccarico, e un po’ troppo lungo, dà la sensazione di una favola, e pagina dopo pagina ti trascina nella sua strana magia. Caroline Leavitt, The Boston Globe
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Questo articolo è uscito sul numero 1415 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati