Molti paesi, anche i più poveri, di solito hanno qualche mezzo per distribuire la loro musica: un’industria discografica, una televisione locale o una radio. Non è così in Mauritania, una repubblica islamica nel nordovest dell’Africa. Il suono unico della Mauritania, diffuso soprattutto nella capitale Nouakchott, una città costiera dove, a differenza del resto del paese, ogni tanto piove, è stato registrato raramente e tanto meno ascoltato nel resto del mondo. La compilation Wallahi Le Zein!, curata dall’etnomusicologo Matthew Lavoie, era stata pubblicata nel 2010 su cd e ora è stata ristampata dalla Mississippi Records. È un importante documento sul paese. La musica della Mauritania, un tempo legata all’ambito religioso, ha subìto una rapida trasformazione in seguito all’indipendenza dal dominio coloniale francese e alla successiva urbanizzazione, diventando più popolare. Il tidinît, uno strumento a corde simile al liuto, fu elettrificato, in modo da poterlo suonare negli spazi pubblici, alle feste e ai matrimoni, prima di essere soppiantato dalle chitarre. Le canzoni mauritane moderne si distinguono da quelle del passato per delle venature psichedeliche. Nel corso delle 28 tracce della compilation, come nel brano di apertura , si sentono i canti e gli applausi del pubblico, mentre i musicisti rispondono accelerando e rallentando. Wallahi Le Zein! cattura lo spirito della Mauritania.
Shy Thompson,
Bandcamp daily

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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati