Ap/Lapresse

“Chi sente nominare Richard Nixon (nella foto) di solito pensa allo scandalo del Watergate, che nel 1974 costrinse il 37° presidente degli Stati Uniti alle dimissioni. Ma Nixon è stato anche l’uomo che fece saltare il sistema monetario creato dopo la seconda guerra mondiale”, scrive la Süddeutsche Zeitung. Cinquant’anni fa, il 15 agosto 1971, annunciò in tv che gli Stati Uniti avevano deciso di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. “Il resto del mondo fu colto completamente alla sprovvista. Lo shock legato a questa decisione cambiò in tutto il pianeta il pensiero sul mercato e lo stato. In Europa avviò una dinamica che nel corso degli anni avrebbe portato all’introduzione dell’euro”, osserva il quotidiano tedesco. Fino a quel giorno il sistema monetario internazionale aveva funzionato in base alle regole concordate nel 1944 a Bretton Woods, negli Stati Uniti. In quei giorni si era stabilito, tra l’altro, che tutte le valute dovevano avere un cambio fisso rispetto al dollaro e che gli Stati Uniti s’impegnavano a convertire la loro moneta in oro al prezzo di 35 dollari l’oncia. Fino al 1971 il sistema aveva funzionato bene, ma la Casa Bianca si era resa conto che “circolavano più dollari di quanti gli Stati Uniti erano in grado di convertire in oro, perché il boom economico del dopoguerra aveva richiesto molta liquidità”, scrive la Neue Zürcher Zeitung. Washington, inoltre, aveva in mente una politica espansiva per finanziare la guerra in Vietnam e un vasto programma d’investimenti pubblici. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 103. Compra questo numero | Abbonati