Dopo la Thailandia con Phuket e l’Indonesia con Bali, anche il Vietnam si prepara ad aprire un “recinto di sabbia” per i turisti. Da ottobre, infatti, dovrebbe riaprire agli stranieri l’isola di Phu Quoc. La fretta dei governi del sudest asiatico nel riaprire almeno in parte i confini, mentre faticano a contenere i contagi e impongono il lockdown in determinate aree, può sembrare strana. Ma questa ossessione per i “recinti di sabbia” va inquadrata nel sistema economico globale: spesso i mercati emergenti dipendono in modo malsano dal turismo perché si affidano all’entrata di moneta straniera per puntellare le loro bilance dei pagamenti, scrive The Diplomat. I mercati finanziari e gli investitori si aspettano che i paesi emergenti abbiano surplus nelle bilance dei pagamenti, gestiscano piccoli deficit fiscali e accumulino riserve di valuta estera. Ma per farlo quei paesi hanno bisogno di continuare a far entrare valuta straniera, in genere con le esportazioni e il turismo. Altrimenti gli investitori li puniranno alzando gli interessi sui prestiti, svendendo la loro valuta, che così si deprezzerebbe, e innescando una crisi nella bilancia dei pagamenti. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1428 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati