Una laurea non ha mai fatto male a nessuno. Soprattutto non a uno che governa un piccolo impero di piccoli bordelli, come Arnold “Arnie” Kraushaar. In realtà, ora che è vecchio potrebbe prendersela comoda, ma ha deciso di tornare all’università. Studia diritto fiscale, analisi di mercato, strategie di business. Arnie è uno dei tanti personaggi di un romanzo che ci porta in profondità nei mondi dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso. Un imprenditore, non un “pappone”. È tutta una questione di definizioni, e nel periodo che Meyer illumina nel suo opus magnum sul mercato e la moralità nell’industria del sesso, le vecchie definizioni si stanno dissolvendo. Siamo nei primi anni novanta: dall’Europa dell’est, le lavoratrici del sesso si riversano in Germania orientale; dalla Germania occidentale, arrivano vecchi papponi in Ferrari carichi di idee. È un settore gigantesco quello raccontato da Meyer in un seducente coro di voci, perfidamente orchestrato, nella penombra di una delle industrie più potenti della Germania.
Christian Buß, Der Spiegel
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Questo articolo è uscito sul numero 1436 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati