Dopo qualche giro per l’Europa, Asghar Farhadi torna nel cuore della realtà iraniana, più precisamente a Shiraz, sulle tracce di un fatto vero che ha fatto scalpore sui giornali locali. Rahim, finito in prigione a causa di un debito non pagato, ottiene un congedo di due giorni. La sua compagna ha trovato per strada una borsa con delle monete d’oro e vorrebbe che lui la usasse per ripagare il debito. Rahim invece affida il tesoro alla sorella, torna in carcere e pubblica un annuncio per trovare il proprietario. Si presenta una donna che subito dopo scompare con la borsa. Nel frattempo il gesto di Rahim è sfruttato dalla direzione del carcere per vantarsi. La stampa locale, i social network e le associazioni caritatevoli chiedono il rilascio dell’uomo. Ma ci sono degli ostacoli. La borsa è tornata davvero al legittimo proprietario? Il dubbio s’insinua e dovrà essere Rahim a scoprire la verità. Da lì in poi Un eroe mostra progressivamente la sua dimensione di favola filosofica, sulla verità e le bugie, la realtà e le apparenze, l’onestà e l’inganno. E lo spettatore vedrà abbastanza chiaramente quale parte in ciascuno di questi campi spetti all’individuo e quale allo stato, e quale logica ci sia dietro alle loro azioni.
Jacques Mandelbaum, Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati