L’ultimo film di Jafar Panahi sarebbe stata un’opera forte anche se a luglio il regista non fosse stato arrestato per l’ennesima volta. Apparentemente semplice, Gli orsi non esistono si trasforma un po’ per volta in una complessa riflessione sul prezzo che deve pagare chi in Iran non vuole rinunciare alla sua libertà di espressione, sul divario fra tradizione e modernità, sulle differenze tra la vita a Teheran e nelle comunità rurali più remote. Il regista, che interpreta se stesso, sta cercando di realizzare in remoto un film su una coppia che vuole lasciare l’Iran, in una cittadina vicina al confine con la Turchia. La confusione tra racconto e documentario non è nuova per Panahi, che però qui modula tutto per arrivare a una conclusione sconvolgente. E la stoica presenza del regista, esiliato nella sua terra, scuote gli animi.
David Rooney, The Hollywood Reporter
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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati