Ogni nuovo album di Charlotte Aitchison significa una nuova era per il suo alter ego, Charli XCX. In Pop 2 l’obiettivo era diventare una pop star futuristica. Charli è stata una reintroduzione al suo personaggio. How I’m feeling now ha inaugurato la quotidianità durante la pandemia con canzoni da cameretta e Crash, il suo album di maggior successo commerciale, era una riflessione sulla celebrità. In Brat la cantante ha trovato la sua voce, abbracciando le incursioni da festaiola come mai prima d’ora. Questo è un disco grezzo ed edonistico, ma allo stesso tempo vulnerabile, il primo che corrisponde alla sua anima caotica. Brat sembra un dispaccio arrivato direttamente dal club. La produzione, realizzata da una squadra che comprende A.G. Cook, Hudson Mohawke e Gesaffelstein, è serrata, provocatoria ed esplosiva senza perdere la ballabilità. Anche se è più sicura di sé e spensierata che mai, stavolta la cantante è abbastanza audace da rivelare segreti e insicurezze con la stessa forza con cui mette in mostra i lustrini. In Brat Charli XCX ha trovato il punto d’equilibrio che la maggior parte delle pop star non convenzionali possono solo sognare: fa musica sperimentale, ma si gode la festa fino in fondo.
Gio Santiago, Resident Advisor

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 114. Compra questo numero | Abbonati