I Goat sono misteriosi. Sono sempre travestiti con costumi e maschere, e conosciamo solo il nome di un componente, Christian Johansson. Pare siano nati in una comune svedese e la formazione è cambiata varie volte. Di certo non esitano a sperimentare e nel loro ultimo lavoro attingono a vari generi per creare un mix esplosivo. In sostanza sono un gruppo psichedelico con riff allucinati, ma nel loro sound c’è anche tanto hard-rock. In questo album è tutto affiancato da ritmi jazz-funk, con melodie serrate. I flauti ci cullano in momenti tranquilli che vengono poi interrotti da esplosioni di energia. Ogni brano è composto in maniera complessa e accurata e si basa su strutture non convenzionali. Il risultato resta comunque coeso perché le idee si fondono, come anche i contributi dei singoli musicisti. Goat è il migliore album del collettivo svedese e non serve conoscere la produzione precedente per goderselo. Tutto quello che sanno fare è condensato in queste otto canzoni.
Aimee Ferrier, Far Out Magazine
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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati